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Corriere Della Sera

I segreti del Brunello - Elegante e fine, ecco come riconoscerlo ... Segni particolari: rosso tendente al granato, bouquet avvolgente, corposo, longevo. E' il Brunello di Montalcino. Annata 1997. A chi affronta il bicchiere non può sfuggire la struttura robusta, tipica del vitigno Sangiovese. Nel tempo questo vino assume una armonia di sapori che gli conferisce grande austerità. Acidità e tannini, rilasciati dalla botte grande, dove il vino matura, sono ben bilanciati. Riconoscerlo è tutto sommato facile per queste caratteristiche. Il bicchiere per degustarlo deve essere ampio, la temperatura raggiungere i 18 gradi. E’ bene aprire la bottiglia un’ora prima, una volta versato portatelo al naso e avvertirete aromi che sanno di frutta matura, tabacco e catrame. Avrete la sensazione di essere di fronte a qualcosa di speciale. A tavola dà il meglio accompagnato a selvaggina, cinghiale e formaggi stagionati. Uno dei migliori vini italiani e che il mondo, amante della buona cucina, ci invidia. Montalcino si appresta così a celebrare la sua annata migliore dal dopoguerra. Il 1997 ha avuto un andamento climatico quasi perfetto, a parte una gelata tardiva in aprile: la pioggia ha rispettato la primavera, l'estate è stata calda ma non torrida, e settembre ha consentito una maturazione perfetta degli acini. «La migliore vendemmia della mia vita», ammette Franco Biondi Santi, la leggenda del Brunello. L'uomo che ha avuto il piacere di celebrare l'annata 1955, messa in bottiglia da suo padre Tancredi. Il miglior vino italiano, tra i dodici eletti nel mondo, del Novecento, secondo i degustatori americani della rivista Wine Spectator . Alla tenuta del Greppo, venti ettari in produzione, la tipicità è il leit motiv dei Biondi Santi: «Una costante che ci porta oggi a ottenere gli stessi risultati del passato». Il '97, a causa della gelata di aprile, ha favorito un raccolto scarso, meno bottiglie dunque, ma migliore qualità. Anche per questo produttore, che mette sul mercato 52 mila unità, 10 mila in meno rispetto al solito. «L'esposizione a Nord Est, di una parte delle vigne della tenuta - spiega Biondi Santi - vanta notti fredde a settembre e sole caldo al mattino, questa escursione termica porta eleganza e finezza al vino». Le stesse credenziali del Brunello di Gianfranco Soldera, ex assicuratore milanese, oggi nell'azienda di Case Basse, 6 ettari appena, raffinato e invidiato produttore. Bizzarro, sostiene che «il vino è un problema di naso», quest'uomo produrrà soltanto 9 mila bottiglie del '97, in uscita l'anno prossimo. E' polemico: «L'annata è senza dubbio grande, ma qui si è montata una operazione commerciale. L'equazione è qualità uguale a naturalità, l'uva è eccellente, l'habitat favorevole. Segnalo altre grandi vendemmie: '79, '81,’85,’90 e '95». Tradizionalista, amante della botte grande, rilancia così: «Mi confronto con Gravner, Conterno, Quintarelli e il mio enologo Giulio Gambelli». Proprio quest'ultimo, 77 anni, da sessanta sulla breccia, maestro assaggiatore, creatore del Pergole Torte della fattoria di Montevertine, a Radda in Chianti, sintetizza il '97: «Una sorpresa di profumi e struttura». Aggiunge Stefano Campatelli, agronomo e direttore del Consorzio: «Va bene la forza e l'eleganza del Brunello '97, ma qui il successo sta anche nell'abilità di legare l'immagine del vino al territorio». Un modello.

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