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Corriere Della Sera

Il parere dell'imprenditore - Zonin: «Attenti, riflettiamoci bene»«Il vino biotech? Meglio andarci con i piedi di piombo». Gianni Zonin, patron dell’omonimo gruppo vitivinicolo (un giro d’affari di oltre 77 milioni di euro nel 2001) si trova in Sudamerica per lavoro. Ma l’eco delle polemiche sulla direttiva Ue per le viti ogm è arrivata anche sull’altra sponda dell’Oceano. Così Zonin non rinuncia a prendere posizione, schierandosi a difesa della nostra tradizione enologica. Cosa ne pensa della decisione di Bruxelles? «Quando si parla di ogm, la parola d’ordine dev’essere: prudenza assoluta». Quindi lei è contrario al transgenico in viticoltura? «E’ evidente che non si può bloccare la ricerca, però sono decisamente contrario al l’uso degli ogm fino a quando non saranno garantite tre condizioni». Quali? «Innanzitutto l’introduzione di nuovi vitigni deve passare attraverso un periodo di sperimentazione molto lungo. Questo dovrà assicurare reali vantaggi alla nostra viticoltura e un evidente miglioramento della qualità». Qual è la posta in gioco per l’Italia? «Il bene primario da difendere è la qualità. Il nostro interlocutore è oggi il mercato mondiale, che richiede livelli qualitativi sempre più elevati. Per questo dobbiamo soprattutto tutelare e valorizzare i nostri vitigni autoctoni, che rappresentano una vera e propria miniera d’oro». Insomma, meglio lasciar perdere gli ogm? «Ripeto, fino a quando non saremo assolutamente sicuri che i vitigni transgenici possano garantirci prodotti di qualità superiore e assicurare l’identità dei nostri vini, credo che vadano tenuti fuori dalla nostra viticoltura. E al momento non vedo come nuove varietà ogm possano migliorare un patrimonio che tutto il mondo ci invidia».

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