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Corriere Della Sera

Sotto un vulcano la nuova frontiera del vino del Sud: i rossi del Vulture conquistano l'Italia. Bottiglie cibi doc, tra greggi e boschi ... C’è un vulcano spento che fa da sfondo, ci sono boschi fitti e c’è gente quieta e cordiale. Ma soprattutto c’è l’Aglianico, vino doc che fa felice qualunque estimatore ma conquista anche chi bevitore o esperto non è. Inutile girarci intorno: se si pensa al massiccio del Vulture e ai paesi che lo circondano - Atella, Rionero in Vulture, Barile, Rapolla e Melfi - si pensa al vino, vino rosso dei migliori. Aglianico è una parola che deriva da ellenicum, e infatti furono i greci a introdurre i vitigni in quest’angolo di Basilicata dove oggi bisogna venire attrezzati con giacconi pesanti e cappelli di lana, ma dove in estate si respira e ci si dimentica del caldo opprimente. Questa terra fu cantata da Orazio, che non trascurò di tessere le lodi del suo ottimo vino. Perché tutta la storia del Vulture scorre accanto ai prodotti dei suoi vitigni. Da anni, ormai, qui agli inizi di settembre si rinnova l’appuntamento con una delle mostre dedicate al turismo enogastronomico tra le più importanti d’Italia. Ovviamente si chiama Aglianica. Ma non solo. Oggi la produzione enologica rappresenta non più soltanto il fiore all’occhiello della Basilicata, ma è addirittura il motore dell’economia locale. Molte aziende hanno già fatto il salto di qualità, si sono attrezzate con importanti investimenti, e quello che prima era un vino destinato soltanto al mercato lucano o al massimo a quello meridionale, è ora un prodotto esportato ovunque.
Gli esperti spiegano che l’Aglianico va bevuto invecchiato di un anno, ma è ancora meglio se dall’imbottigliamento di anni ne sono passati cinque. In ogni caso, quando il vino è conservato bene, l’invecchiamento non conosce limiti. Ed è bene saperlo, perché difficilmente chi capita a Rionero, Barile o negli altri centri della zona del Vulture, rinuncia a portarsi a casa qualche bottiglia di rosso. Solo da queste parti, però, potrà gustare il vino nei suoi abbinamenti migliori. Perché è vero che qui il punto di forza della gastronomia locale è rappresentato da ciò che producono i vitigni, ma questa terra di antiche tradizioni contadine e pastorali produce anche ottimi formaggi e salumi ...

Cantine - La riscossa delle vigne ... Orazio, che era di queste parti, già duemila anni fa lodava l'Aglianico che si coltivava sulle pendici del antico vulcano degli avvoltoi, il Vulture appunto. Ma la zona era stata emarginata. Da qualche anno però il Vulture è in fermento, e sta diventando la nuova frontiera del vino di qualità del Mezzogiorno. Qui hanno investito di recente grandi nomi come il Gruppo Italiano Vini e Feudi di San Gregorio . Uno dei più dinamici protagonisti di questo risveglio è Leonardo Pietrafesa proprietario della tenuta Le querce (Barile, tel. 0972/725102, nella foto ) che ha fatto le cose in grande stile con una moderna cantina: ha selezionato i cloni di Aglianico e riformato i vigneti. Il prodotto base è il Viola, ricco e di carattere, mentre il Rosso di Costanza, è più strutturato e elegante. Tutt'altro approccio quello di Gerardo Giuratrabocchetti delle Cantine del Notaio (Rionero, tel. 0972/721371); veterinario sedotto da Bacco, che affina i vini nelle cantine scavate nel tufo di un vecchio convento. Ottimo il suo Repertorio, ampio e persistente, ancora meglio è La Firma. Tra i produttori di lunga tradizione Paternoster (Barile, 0972/770224) che svetta con il suo Rotondo, Aglianico dal gusto internazionale; D'Angelo (Rionero, tel. 0972/721517), con un vasta gamma di Aglianico tra i quali l'autorevole Vigna Caselle e infine Michele Cutolo (Rionero, tel. 0972/720032) gastroenterologo con la passione per il vino che si afferma con il morbidissimo Basilisco.

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