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Corriere Della Sera

L’Università di Siena produrrà Chianti con le tecniche di una volta: il progetto agronomico per creare vigneti di qualità nei terreni che circondano la Certosa di Pontignano ... Nel progetto, realizzato dall’Università di Siena, c’è un po’ di tutto: la storia, l’arte, la tecnologia agricola, il mercato, la sperimentazione, la biodiversità, il recupero delle tradizioni. Ma, al di là del valore scientifico e culturale, il rilancio della Certosa di Pontignano, splendida residenza medioevale di proprietà dell’ateneo toscano, è soprattutto una scommessa. Fra tre anni, nei circa dieci ettari di «terra buona», una volta coltivata metro dopo metro dai frati, nasceranno vigneti di altissima qualità, capaci di produrre 30 mila bottiglie di un Chianti, probabilmente simile al vino prodotto nei secoli scorsi. Una parte del terreno, invece, sarà dedicato alla coltivazione dell’olio, anche questo nel rispetto delle tradizioni. Poi, grazie a una joint-venture con la Fattoria Dievole, la «cultura» diventerà mercato. L’obiettivo è ambizioso: fare del marchio Pontignano un punto di riferimento del Chianti classico. La genesi dell’operazione «Alla ricerca del vino e dell’olio perduti», che sarà presentata giovedì prossimo nella Certosa, non nasce tra la terra generosa della Toscana, ma nelle antiche biblioteche dell’Università, dove un’équipe di esperti ha cercato di ricostruire l’origine storica del vitigno del luogo, andando a caccia di antichi volumi. Poi, gli studiosi hanno aperto le porte delle banche del germoplasma, sono andati a raccogliere le varietà selezionati e le hanno piantate. «Un’operazione per evitare l’omologazione delle specie - spiega Valerio Zorzi, agronomo e consulente del progetto -. A Pontignano sarà prodotto un vino unico, completamente diverso dallo standard dell’area, seguendo tecniche da tempo perdute. Inoltre, vogliamo ricostruire i terreni così come erano prima dell’affermarsi della coltivazione in serie». La prima produzione è prevista entro il 2004.

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