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Corriere Della Sera

1950, Melissa, pochi chilometri da Cirò ... 1950, Melissa, pochi chilometri da Cirò. Leonida Répaci: «lavoratori che occupavano la brughiera per coltivarla e, invece di plauso, ricevettero piombo». Dieci anni dopo Leonida mi condusse nella sua Calabria per onorare le vittime di quell'ultimo eccidio. Fu un viaggio teso per la diversità aspra delle opinioni, per fortuna interrotte dalla cognizione di vini tutt'affatto nuovi. In Melissa i contadini ci offrirono il Magliocco, un vino rosso in cui si contendevano, sino a un magico equilibrio, la prestanza e la finezza. La domenica Leonida volle portarmi in San Luca, per la casa natale di Corrado Alvaro, da poco passato tra gli dei. Appena giunti, in un'osteria, mi fu servito il Montonico (sic), un lussuoso vino bianco ventennale e ancora spumeggiante; tuttavia buono e così provocatorio per l'incognita alcolica e il profumo di roccia calda. Mi stupì anche il costume degli uomini, domenicale, di grossa lana nera. Nelle famiglie visitate, 3, mi fu offerto quel bianco poderoso - un dito, come fosse Marsala - e sempre d'antica annata e col nome di Montonico.
Oggi ho sul tavolo dei miei assaggi il Mantonico 2001 di Nicodemo e Antonio Librandi. 3 le bottiglie bevute. Bicchiere via bicchiere, in uno spazio di tempo «umano». Non so quanti saranno i colleghi che già l'hanno classificato. Spero con parole esterrefatte, da che io - che son decano - neppure riesco a tentarlo un esame organolettico.
Di più, di più, di più. Torno, sì, alla prestanza alcolica e al sentore maschio di roccia calda. Cosciente che dovrei accollarci attorno la serie delle «mie» aggettivazioni. Per la prima volta, di fronte al miracolo enoico, mi sono inginocchiato come il Maestro, Andrej Tchelischeff. Mi gioco gran parte della credibilità. Stassentire: questo vitigno di non chiaro nome (mantonico o montonico?) sottrarrà spazio qualitativo - m'auguro non quello omologante - allo chardonnay. Proprio come è già successo per il Magno Megonio (magliocco), sono accanto ai fratelli Librandi due principi, Attilio Scienza, agronomo, e Donato Lanati, enologo. Dopo il vino bevuto, ho fatto un lungo sogno. Prendono cura degli altri vitigni di quel viaggio lontano: il tre are, il malopasso, il monteterso, il ciambra, il pietre nere, il mattarossa e il castiglione.

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