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Corriere Della Sera

Agrodolce - Quel Merlot sfida i francesi ... «I Semi» sono - lo giuro - l'ultima delle mie iniziative. Una serie di libri - per l'esattezza: biografie - che ringrazino gli uomini, quei pochi, che hanno lavorato a favore della Terra. Vorrei saperli individuare in ogni campo. Ho applicato il mio vivere all'agricoltura, conosco soprattutto agricoltori e, in particolare vignaioli. Uno dei primi titoli lo dedico a Mario Schiopetto, vignaiolo in località Spessa del comune di Capriva del Friuli. Ma sì, dovrà essere usata, per lui, la serie lunga delle parole elettive. Mi corrono per la mente - sue - l'affinità e l'attitudine a unirsi, la simpatia, la reciproca consapevolezza e il rispetto delle idee e dei sentimenti, la sensibilità morale, la misura e il controllo, la semplicità e la dimestichezza, la lealtà e la fervida applicazione, il sapere umanistico e tecnologico, sempre sempre condizionato dall'etica.
Mario «possiede» le terre, le uve e i vini. Ogni suo gesto, dal primo impianto, alla potatura, alla raccolta, alla spremitura (soffice, sai: che n'abbia orgasmo) è religioso, di amore. Che gli importa se gli «costa», ogni gesto, dico - millantavoltemillanta più che a ogni altro - fatica? (Una malattia gli insidia la colonna vertebrale ma lui, proprio in virtù del suo furore amoroso, ne avrà vittoria). Lui le possiede: ne nascono creature senza uguali, angeli che se ne vanno pei cieli.
Ho bevuto - perché sia d'auspicio a me e agli autori del testo, Mario Mariani e Nichi Stefi - la più antica (nella mia cantina) delle sue bottiglie: il cru Spessa di Capriva Merlot 1981. Mi è tornata in mente l'affermazione di un mio venerabile dialoghetto d'antan («l'Espresso» del 18 aprile 1982). «Tale è la struttura, l'eleganza e la completezza da farmi osare la comparazione coi migliori dei Pomerol di Francia; si farà secolare».
L'avevo chiuso, quel giorno, dell'aprile 1982, con un'altra fanfola, mantica e psichedelica: «Sai, Mario che dice Falstaff, estremo e malinconico gaudente, a chi gli ricorda l'età e la necessità di adeguarvisi? "Basta, buona, Doll, non parlare come un teschio; non farmi ricordare la mia fine". Beviamolo».

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