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Corriere Della Sera

Sfida dei vini, dalla Campania il rosso dell’anno: sabato a Torino sarà presentata la lista delle 250 bottiglie che hanno ottenuto i Tre bicchieri. La Liguria è l’unica regione assente ... Con il Pàtrimo il Sud scala la classifica di Gambero e Slow Food. La Toscana supera il PiemonteSi chiama Serpico, è rosso, note di marasca e spezie, l’autoctono campano ricavato da uve Aglianico destinato a far parlare di sé. Un vino prodotto dalla cantina Feudi di San Gregorio a Sorbo Serpico, in provincia di Avellino, uno dei 250 «tre bicchieri» scelti da Gambero Rosso e Slow Food per la loro guida cult che verrà presentata sabato al Salone del gusto di Torino. Dietro a quella bottiglia si nasconde una piccola rivoluzione che porta i colori del Sud e di un vitigno che troverà finalmente la meritata consacrazione. AGLIANICO - «I primi a esserne convinti siamo noi degustatori», ammette Gigi Piumatti che, insieme a Daniele Cernilli, ha curato la lunga teoria di prove e controprove. Una offensiva che dispone delle vigne di Campania, Puglia e Basilicata, oggi più che mai appetite da nuovi produttori decisi a investire e scommettere sull’Aglianico. Una corsa che ha trovato un trio di assoluto rango nei panni della lepre: Enzo Ercolino, proprietario di Feudi San Gregorio con la famiglia Capaldo, l’enologo Riccardo Cotarella e il professor Attilio Scienza, consulente agronomo. In vigna, di fronte a piante con oltre cent’anni di vita e non innestate, ha preso il via questo miracolo completato in guida dal successo di un altro rosso (il migliore dell’anno, secondo i compilatori), il Pàtrimo, Merlot in purezza, nato da un vigneto di sette ettari a Pietradefusi. «Sono convinto che è giunto il suo momento - confessa Gigi Piumatti -: è un autoctono fatto per restare autoctono, non subisce il legno, ha grandi doti di specificità e morbidezza e una tannicità quasi da Nebbiolo. Il Serpico ha doti per convincere e stupire». TOSCANA - Questa volta la spuntano i toscani con 63 segnalazioni contro 60, restano i valori complessivi prima delle considerazioni specifiche. Il Piemonte è reduce da una lunga stagione di annate positive: il ’96 per il Barolo, ’97 per il Barbaresco, ’99 per la Barbera e il 2000 per il Dolcetto e si vede superato di misura, nella scelta dei degustatori. Il Chianti segna una ripresa dopo anni di egemonia dei Supertuscan. La cantina del barone Francesco Ricasoli, il Castello di Fonterutoli, dei fratelli Francesco e Filippo Mazzei e La Massa di Panzano, guidano il rilancio. I Mazzei sono in guida con una seconda bottiglia, il Siepi, elegante blend di Sangiovese e Merlot, 25 mila pezzi, che vale in prestigio per questa pluripremiata cantina. Il Brunello è degnamente rappresentato. Due nomi: Siro Pacenti e Diego Molinari, che torna con la Cerbaiona ’97. Ancora: Lupicaia, Castello del Terriccio e Messorio ’99, Le Macchiole, da dedicare alla memoria del suo produttore Eugenio Campolmi, prematuramente scomparso. PIEMONTE - Il Piemonte si difende con una lunga fila di barolisti, e il ritorno in guida del produttore d’antan, Bartolo Mascarello. La sorpresa è rappresentata dal moscato Asti De Miranda premiato come miglior vino dolce dell’anno e realizzato con metodo classico da Pino Scaglione per la cantina Contratto di Canelli. La vigna, appena 2 ettari, dedicata alla nonna, di origine argentina, del titolare e amministratore delegato, Carlo Bocchino, consente la realizzazione di appena di 12 mila bottiglie. «Molto lavoro in vigna e rese bassissime», confida Bocchino, che non nasconde la soddisfazione per questo suo prodotto, in carta a Parigi da Lucas Carton e a Montecarlo da Alain Ducasse. Da segnalare la presenza di una Doc storica del Nord Piemonte: Fara Caramino della cantina Dessilani nella provincia novarese. La Liguria è senza citazioni. Le isole restano prigioniere dei soliti nomi. Il Nero d’Avola (Deliella, l’etichetta), prodotto da Gianni Zonin al Feudo Principi di Butera, in Sicilia, si impone all’attenzione per la grande volontà con cui produttore ed enologo, il piemontese Franco Giacosa, hanno creato questa bottiglia. Marco Pallanti del Castello di Ama è l’enologo dell’anno. Ca’ del Bosco di Erbusco è la migliore cantina. Maurizio Zanella ringrazia e, naturalmente, lascia parlare le sue straordinarie bollicine.

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