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Corriere Della Sera

Francia: Epernay, le bollicine della felicità. Viaggio tra le maison dello Champagne. Una guida al più festoso dei vini ... I vigneti sulla collina di Epernay riposano, i filari spogli disegnano una gigantesca ragnatela che si perde sulla montagna di Reims. E’ il sacro triangolo dello champagne, a 100 chilometri da Parigi: Reims, Epernay, Châlons-sur-Marne, vera calamita per chi ama le «bollicine della felicità». I distretti sono tre: la mitica montagna, la valle della Marna e la Côte des Blancs per oltre trentamila ettari di vigna. Pochi rammentano che con la fine del proibizionismo, nel 1933, grazie alla lungimiranza di Robert-Jean de Vogué, a quel tempo a capo di Moët & Chandon, il prezzo delle uve venne aumentato di sei volte. Gli obiettivi erano due: garantire ai vigneron condizioni di vita degne e rilanciare l’industria dello champagne. Oggi le bollicine francesi, quasi 250 milioni di bottiglie, sono esportate in 160 Paesi, per un giro d’affari che supera i cento milioni di euro. Una piccola grandeur che dispone di 250 chilometri di cantine e che ha avuto l’ultima vendemmia partita con troppe titubanze ma risolta con un frutto che sarà probabilmente premiato con il millesimo. Coraggio delle scelte e degli azzardi, come da Jacquart, dove si utilizzano solo prime spremiture dei tre vitigni simbolo: chardonnay, pinot meunier e pinot nero. Seicento vigneron forniscono i grappoli, spremuti in vigna con le presse, esempio di innovazione che fa dire al presidente Laurent Gillet: «Questi vignaioli sono i nostri primi testimonial». L’etichetta di prestigio è il Brut de Nominée, affinato 4 anni sui lieviti, orgoglio dell’enologo Richard Dailly. Come lui, Georges Blanck, dinamico chef de cave di Moët, erede di una famiglia di vignaioli alsaziani, ma soprattutto del suo non dimenticato predecessore Dominique Foulon. Da un paio d’anni la maison, che fa parte dell’impero del lusso condotto da Bernard Arnault, propone i monocru Les Vignes de Saran (Chardonnay), Les Champs de Romont (Pinot Meunier) e Les Sarments d'Ay (Pinot Nero). «Rappresentano - dice Blanck - il terroir composito della Champagne». Dom Pérignon, ammiraglia del gruppo LVMH, ha scelto le colline di Alba per presentare qualche settimana fa, in abbinata al tartufo, la linea Enothéque. Sono quattro millesimi, ’73, ’80, ’88 e ’92 destinati agli amatori, prezzo importante e quantità limitate. «Si tratta di Champagne molto diversi tra loro, perché riflettono le caratteristiche dell’annata», dice il giovane Benoit Gouez, uno dei quattro enologi guidati dall’estroso chef de cave Richard Geoffroy. Queste due maison sono il fiore all’occhiello di Arnault, ma le acquisizioni in Champagne sono all’ordine del giorno. Molta attenzione richiama il belga Paul-François Vranken, scalatore societario degli anni Novanta. La maison nata nel ’76, dopo la creazione di Demoiselle e il recupero di Barancourt, Charles Lafitte e Heidsieck Monopole, si è conquistata Pommery, colosso da 5 milioni di bottiglie, nell’aprile di quest’anno, affare da 150 milioni di euro. Monsieur Paul-François è euforico: «Lo champagne è il vino della felicità, tutti lo possono bere, e per tutto l’anno». Debutto della nuova gestione è il rilancio della cuvée Louise, prestigio di casa Pommery. Dalla cattedrale gotica di Reims alle stradine che portano da Bouzy a Verzenay, sotto un cielo carico di pioggia, tutto sembra immobile, ma già si lavora per la prossima stagione. Chi ha combattuto per 40 vendemmie è Henri Krug, che di questo vino ha saputo fare un’arte. (Mauro Remondino)

Cantine - Riserve e monocru per brindisi d’autore

Epernay è la capitale dello Champagne, qui è nato il più affascinate vino del mondo e in città, hanno sede molte delle maisons che hanno fatto grande lo Champagne del mondo. Dal centro città si diparte l’avenue de Champagne, lungo il quale si affacciano nomi importanti. A cominciare da Moët e Chandon (tel. 0326.512000), celebre per il suo Brut, ma soprattutto per la cuvée Dom Perignon (100 euro l’annata), dedicata all’abate che inventò il metodo champenois. Per passare a Perriet Jouet (nella foto , tel. 0326.533800), che ha legato la sua immagine all'elegante (e buona) bottiglia cuvée Belle Epocque (70 euro). E ancora Pol Roger (tel. 0326.595800) che si impone con l’autorevole cuvée dedicata a Churchill (80 euro). Alcune ottime maison hanno sede nei villaggi intorno a Epernay. Ci sono i grandissimi come Bollinger (Ay, tel. 0326.533366) inarrivabile con le sue cuvée RD, degorgiate in ritardo (90 euro), Philipponnat (Mareuil sul Ay, tel. 0326.616263) con il monocru del Clos des Goisses (75 euro), uno champagne maschio di solo pinot nero, e Billecart Salmon (Mareuil sur Ay, tel. 0326.526022) con la sua finissima riserva Nicolas Billecart (45 euro). Ma anche emergenti quali Jacquesson (Dizy, tel. 0326.26556811) che ha stupito con la superba selezione Signature (60 euro) o Nicolas Feuillatte (Chouilly, tel. 0326.595550) con la bella cuvée Palmes d’Or (50 euro).

Da non perdere: Maestro dei Blanc de Blancs

Anselme Selosse, maestro dei Blanc de Blancs, possiede vigneti nella Côte des Blancs, la patria dei bianchi, che coltiva con sistemi naturali e biologici. La vinificazione asseconda processi naturali, senza tecnologia, con molta intelligenza. I vini si affinano lungamente in barrique a contatto con i lieviti con un lento processo ossidativo. Ogni annata ha una sua storia e per questo da Selosse non si trovano mai due edizioni uguali dello stesso Champagne. Il suo Champagne Blanc de Blancs Tradition, è uno chardonnay in purezza fine ed elegante. Il Grand Cru Substance è monumentale, di rara pienezza e concentrazione, ricco di numerose sensazioni, strutturato e di incredibile persistenza. Sorprendente l’originale Blanc de Noir Contraste (solo pinot nero), autorevole e corposo. (Champagne Jacques Selosse, 22 rue Ernest Vallé, Avize, tel. 0326.512020).

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