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Corriere Della Sera

E’ capitato a tutti. Apriamo una bottiglia di vino bianco, ... E’ capitato a tutti. Apriamo una bottiglia di vino bianco, lo assaggiamo e - sorpresa - ci sembra molto diverso da quello che ci saremmo aspettati: colore esageratamente dorato invece che giallo paglierino, retrogusto amarognolo, in bocca una sensazione di piatto invece che fragranza e freschezza. Un occhio all’etichetta e il mistero è risolto: manca l’anno della vendemmia, sicuramente la bottiglia è vecchia. Perché il vino bianco offre il meglio di se nell’anno successivo a quello di produzione. Bere un Vermentino di Alghero lasciato troppo a lungo in cantina o un Prosecco ossidato non è il massimo per apprezzarne le qualità. Certo, esistono bianchi, spesso elaborati in legno, che tengono bene l’invecchiamento, ma proprio questi sono fra i pochi millesimati. L’annata rientra tra le indicazioni facoltative previste dai regolamenti comunitari. E’ obbligatoria per i Novelli mentre non è prevista per i vini da tavola. Per le Docg (denominazione d’origine controllata e garantita) e le Doc, (denominazione d’origine controllata), tutto dipende da ciò che stabilisce il disciplinare di produzione. E fra i bianchi, quelli che impongono l’anno si possono contare sulle dita di una mano. Soprattutto perché se lo si indica, almeno l’85% del contenuto di una bottiglia deve provenire da quella vendemmia e questo limita la possibilità di tagli con vino dello stesso tipo ma di altre annate. Insomma, una «giustificazione» produttiva. Ma chi difende i consumatori?
L’Assoenologi, l’organizzazione di categoria che raggruppa la quasi totalità dei tecnici vitivinicoli italiani, proporrà di rendere obbligatoria l’annata su tutti i «vini di qualità prodotti in regioni determinate» (Vqprd). Ad anticiparlo al «Corriere» è il direttore Giuseppe Martelli: «Il consumatore deve essere informato - spiega -. Il millesimo è fondamentale per valutare il livello di qualità».
E poi, una bottiglia «scaduta» rischia di far fare brutta figura al vignaiolo che la firma e di danneggiare l’immagine del made in Italy. Indicare l’annata sarebbe un’ottima azione di «promotion» per i nostri bianchi che nei primi nove mesi dell’anno scorso hanno esportato 4 milioni e 132 mila ettolitri, rispetto ai 3 milioni e 900 mila dell’intero 2001. Oltre che a garantire meglio il piacere di chi beve.

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