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Corriere Della Sera

La Barbera di Rocchetta: l’ex vino del popolo ha conquistato il mondo. Da Giacomo Bologna ai marchesi Incisa: una rivoluzione nel nome delle barrique ... Sui muri di alcune case c’è ancora il segno lasciato dal fango. Quando il Tanaro è uscito dagli argini, nell’autunno ’94, l’apocalisse era qui. Così gli eredi della cantina Braida hanno deciso di fare il salone delle barrique in alto, nel sottotetto. Sarebbe piaciuta l’idea anche a Giacomo Bologna, il signore innamorato di questi luoghi e della Barbera, il suo sogno, ma anche l’incubo. Oggi che quell’uomo non c’è più, il suo carisma, la sua grinta, passano negli occhi della figlia Raffaella. «Era la Cenerentola dei vini piemontesi», dice questa giovane produttrice di etichette che lasciano il segno. Vale la pena ricordare cosa Giacomo scrisse un giorno, molto ispirato, di questo vino: «Di Barbera ce ne sono tante, come le donne. Ci sono le bionde, le brune, le rosse: c’è la Barbera d’Asti, d’Alba, del Monferrato. Puoi prenderla giovane, c’è la Barbera imbottigliata durante la luna calante di marzo che viene sempre durante la settimana di Pasqua, che ha una fermentazione naturale in bottiglia, gioiosa, piacevole. Poi come per le donne c’è quella più matura, più austera, che ti dà molto di più anche nel tempo. Proprio come le donne, per questo si dice la Barbera».
Sensazioni, sensibilità, amore incondizionato per un luogo più da capire che bello da vedere, Giacomo era questo: trasmetteva l’anima delle cose. A pochi metri dalla sua cantina c’è quella storica degli Incisa della Rocchetta, nobili del luogo. Proprio il marchese Leopoldo pubblicò nel 1862 una raccolta ampelografica di 105 varietà di uve. Della Barbera grossa scrisse alla voce sapore: agretto, delicato. Con l’erede Filiberto Massone, oggi la tradizione continua. E questa Barbera non è più il vino popolare, aspro, da merenda pomeridiana ad uso contadino. Alle aste internazionali è accaduto che spesso è stata preferita al Barolo. Gli americani vanno pazzi per il Bricco dell’Uccellone, quella fortemente voluta da Giacomo, in bottiglia a tre anni dal raccolto e dopo un anno di legno.
L’eredità di quell’uomo è stata raccolta dalla moglie Anna e dai figli Beppe e Raffaella, che parlano con lo stesso ardore. Una passione, che ha ispirato anche l’elegante Franco Martinetti, gourmet e produttore a Vinchio, qualche chilometro di distanza. «E’ stata ingentilita, la Barbera d’Asti», dice questo vignaiolo illuminato, senza dimenticare che «il vitigno di origine riesce a coniugare equilibrio, eleganza ed espressività». La sua naturale acidità va insomma accettata, anzi in qualche modo esaltata. Così come è stato fatto nei suoi vini, il Montruc e il Bric dei Banditi, etichette che piacciono anche ai giovani. Il nuovo stile Barbera ha la firma di due enologi importanti: Giuliano Noè e Giancarlo Scaglione. La loro è stata una piccola grande rivoluzione in cantina. Pifferai magici che hanno entusiasmato il territorio e fatto nuovi adepti. Tra loro Michele Chiarlo di Calamandrana, con la sua La Court, e Piergiorgio Scrimaglio di Nizza Monferrato, con l’ambiziosa Barbera «Il sogno». Colline operose, mai vinte, raccontate da Bruno Lauzi sull’ultima bottiglia dei Braida, Montebruna, dove il cantautore, ricordando le onde che secoli fa lambivano i colli, evoca il vecchio contadino «eccitato come un ragazzino: domani questo mare sarà vino».

Quel pioniere chiamato «Braida»

Giacomo Bologna, detto Braida, è stato il primo a mettere la Barbera in barrique. I frutti di queste nozze enologiche sono il Bricco dell’Uccellone, Il Bricco della Bigotta e Ai Suma, tre straordinarie Barbera, di grande concentrazione e complessità, che hanno segnato l’inizio di una nuova era del vino. Oggi l’azienda (Braida- Giacomo Bologna, via Roma 94, tel. 0141.644.113), gestita da mamma Anna e dai figli Raffaella e Giuseppe, con cantina rinnovata in più riprese, continua nel solco tracciato del fondatore scomparso. Le tre super Barbera migliorano annata dopo annata, ma si affermano anche prodotti più tradizionali quali la Barbera La Monella, vivace e intrigante, o la Montebruna, nuovissima riedizione della Barbera d’antan. Da provare il Bacialè, fragrante e fruttato.

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