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Corriere Della Sera

Pompei, in bottiglia il vino dell'antichità: rosso e forte, prodotto con la Soprintendenza come duemila anni fa. Andrà all'asta per finanziare i restauri ... Il vitigno è lo stesso, il sapore forse no. Ma all'archeologia sperimentale non si possono chiedere miracoli. Compreso quello di resuscitare, pari pari, l' aroma del vino prodotto nell' antica Pompei: un gusto forte, robusto a tal punto che bisognava «ammorbidirlo» con l' acqua per renderlo bevibile. D' altronde, sono passati quasi duemila anni e i processi di vinificazione, ovviamente, non sono più quelli dell' epoca romana. Tuttavia l' incanto di quest' insolito viaggio nel tempo resiste eccome: basta che gli occhi si posino su una delle 1.721 bottiglie battezzate col nome «Villa dei Misteri» per rendersene conto. Lo sguardo incontra l' etichetta che riproduce gli affreschi della famosa domus e si sofferma, poi, sull' intenso colore rubino di questo nettare che è il frutto della collaborazione fra la Soprintendenza di Pompei e l' azienda Mastroberardino, uno dei marchi italiani più rinomati del settore vinicolo. Ma ciò che conta, come spiega il soprintendente Pietro Giovanni Guzzo, è il risultato di un esperimento «che coniuga studio, conservazione e valorizzazione di un sito archeologico con corrette esigenze imprenditoriali». Non a caso, i primi sei esemplari del «Villa dei Misteri» sono stati spediti in regalo al presidente Ciampi. Le altre bottiglie, dalla numero 7 in poi, verranno messe all' asta durante una serata di gala che avrà luogo, il 29 aprile, nella sede dei sommelier italiani presso l' Hotel Hilton Cavalieri di Roma. La vendita, infine, proseguirà su Internet. Parte dell' incasso sarà destinato al restauro della cella vinaria del Foro Boario, adiacente alle viticolture dove il laboratorio di ricerche applicate della soprintendenza (diretto da Anna Maria Ciarallo) ha ricreato la struttura degli antichi vigneti: elevata densità d' impianti, filari ravvicinati sorretti da paletti di castagno piantati sulle impronte dell' epoca, ricavate da appositi calchi. «Siamo dinanzi al parziale compimento di un progetto nato nel 1996 - racconta il professor Piero Mastroberardino -. Il 2001 è stato l' anno della prima autentica vendemmia, quella che ha dato origine al "Villa dei Misteri". Ma intendiamo proseguire su questa strada per tutelare e valorizzare il patrimonio di una viticoltura che conta ormai duemila anni». La miscela è formata all' 85% da vitigno Piedirosso e per il resto da Sciascinoso (noto anche col nome di Olivella), le due specie d' uva che gli abitanti di Pompei coltivavano all' epoca su questi terreni di natura vulcanica. Per dodici mesi il vino è stato affinato in barriques e per altri sei in bottiglia, a differenza dei romani che usavano dei doli in terracotta per questo procedimento. Il grado alcolico è pari al 13,5% e il profumo viene descritto come «complesso, ampio, intenso, persistente, con note speziate». A detta degli esperti, si tratta di un vino «ancora giovane, ma con buone potenzialità», il cui sapore risulta «avvolgente, equilibrato, di notevole tessitura e spessore». Un giudizio, questo, che soltanto il presidente Ciampi potrà confermare o smentire. Almeno fino al 29 aprile.

I numeri

13,5 la gradazione del vino, formato all'85% da vitigni Piedirosso e per il 15% da Sciascinoso

6 quelle donate al presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi

1.721 le bottiglie di «Villa dei Misteri»: il vino «millenario» ricreato a Pompei

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