02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Corriere Della Sera

Le vie del gusto - Super o Antico, la disfida del Chianti: i produttori divisi in due partiti. Lo scontro alle degustazioni della «Corte del Vino» ... «Il vino del Chianti, quello vero, ' un c' è più. Meglio, c' è ma ' un vi posso dire dov' è: l' è proibito». Davanti al piatto di pappardelle al cinghiale, Lando Casprini, 70 anni, ristoratore a Passo dei Pecorai, mesce un Chianti Classico Nozzole 1971 e sciorina il suo teorema: «Codesto è grande vino, dopo trent' anni si sente ancora l' uva. Non come certi vini del falegname che producon oggi». La vis polemica di Casprini è così forte che, nel tempo, s' è inimicato produttori vitivinicoli e grandi enologi, lui che vent' anni fa diede per primo ospitalità a quel Franco Bernabei che sarebbe divenuto uno dei wine makers artefici del «rinascimento» del Chianti. Tra i filari di Sangiovese, Canaiolo, Cabernet Sauvignon, il «vino del falegname», come Casprini - famiglia di vinai da 5 generazioni - lo chiama con sprezzo, è in realtà il vino di qualità moderno, il grande vino delle colline senesi spesso passato in barrique e affinato in bottiglia. Ma è difficile che osti e contadini del Chianti apprezzino i cru che negli ultimi 15 anni han reso famose nel mondo Docg e Igt toscane. Il loro gusto è legato a un vino «antico» quasi scomparso, travolto dai 270 mila ettolitri l' anno di «nuovo» Chianti prodotti da 800 aziende. Oggi queste colline percorse dalla statale 484 - la Strada del Vino Chianti Classico, che si inerpica verso Brolio, Gaiole, Castellina, Radda, tra uliveti, fattorie ed enoteche - vantano ben 109 etichette di «Supertuscans», come gli americani ribattezzano i migliori vini toscani. Qui si discute del futuro di un vino antico, la cui prima «certificazione d' origine» (del 1716) si deve al Granduca Cosimo III. Da una parte i contadini che - profetizza Casprini - vorrebbero tornare a produrre un Chianti da tavola, anzi un Rosso di Chianti, di pronta beva, ammorbidito dall' uso di tradizionali uve bianche Trebbiano e Malvasia (quasi cancellate dal disciplinare del ' 96). Dall' altra i grandi viticoltori che - dopo anni passati a produrre ognuno la propria etichetta di punta con nomi di fantasia - vorrebbero rivalutare il nome del Chianti Classico. I due «partiti» si incontreranno a San Casciano Val di Pesa il 17 e il 18 maggio per la kermesse «Alla Corte del Vino», dove i produttori si scontreranno sul futuro del Chianti (sono previste degustazioni aperte al pubblico e visite alle aziende, per informazioni tel. 055.829301). Ai piedi del viale di cipressi che sale al possente Castello di Brolio ne parla Francesco Ricasoli, discendente di quel barone Bettino cui si deve la «ricetta» del Chianti Classico. «Non ci piace chiamarlo Super Chianti, eppure rende l' idea: siamo produttori che intendono riportare il Chianti a vino di punta in azienda, come il nostro Castello di Brolio Chianti Classico. E' importante che noi chiantigiani si torni orgogliosi di produrre il nostro vino senza nasconderci dietro le etichette dei Supertuscans». Ci sono rossi fatti di Sangiovese all' 80% (aggiunti di uve Canaiolo, Cabernet, Merlot) o addirittura in purezza. Su questa base, a 6 aziende che rilanciano il Chianti - Fonterutoli, Brolio, Castello di Ama, Le Corti, La Massa e Podere Il Palazzino - potrebbero presto affiancarsi i creatori di almeno 9 Supertuscans. Sono come cru di Chianti Classico i vari Flaccianello, Tignanello, Fontalloro, Percarlo, Sangioveto ... Proprio da Badia a Coltibuono si attende la prossima adesione al progetto Super Chianti. Con un obiettivo: «Rilanciare un vino per rilanciare una terra».

Le cantine - Il ricco Percarlo e l'insolito Solare

Considerata la capitale del Chianti Classico, Gaiole propone tipologie di vini variegate. Fattoria di Ama (loc. Ama, Lecchi in Chianti, tel. 0577.746031) si distingue per un Chianti Classico Castello di Ama, realizzato dall' enologo Marco Pallanti, di intensità e finezza di aromi rare, e per le due ineccepibili selezioni Bellavista e Bertinga. Da non perdere il maestoso Apparita. Capannelle (loc. Capannelle, tel. 0577.749691), fondata da Raffaelle Rossetti e ora di James Sherwood, è una magnifica azienda che offre anche splendidi appartamenti ai turisti. Produce un Chianti Riserva di valore, e il Solare, Sangiovese in purezza di insolito nitore. Sopra la media i vini della Tenuta di Coltibuono (Badia a Coltibuono, tel. 0577.74481) dalla famiglia Stucchi Prinetti, il Chianti Classico e soprattutto il Sangioveto (100% Sangiovese). Non delude mai il Chianti Classico di Riecine (Riecine, tel. 0577.749098). Notevole la produzione di San Giusto a Rentennano (San Giusto a Rentennano, tel. 0577.747121) per un generoso Chianti Classico e per l' opulento Percarlo. prodotti tipici I salumi e le costate per piatti casalinghi Non si può passare da Gaiole senza fare tappa dalla Macelleria Chini (nella foto, via Roma 2, tel. 0577.749457) autentico tempio della norcineria. I fratelli Chini, Cesare e Vincenzo, vantano una tradizione che risale al XVII sec. Da anni gestiscono l' azienda agricola Montechioccioli, dove allevano maiali di razza cinta senese. Ricavano un ottimo salame, uno strepitoso prosciutto crudo, l' arista stagionata, la finocchiona. Macellano le carni dei manzi di razza chianina dell' allevamento Batistini di San Martino al Vento: da non perdere le costate. Insolito lo Sfizio di Bianchi (via Ricasoli 44, tel. 0577.749501), negozio di alimentari con molte specialità del territorio, ma anche bar con ristorante (eccetto il mercoledì) che propone salumi, formaggi e piatti casalinghi ben fatti. Maniera (Fornace di Meleto, tel. 0577.744023) è un negozio di artigianato che ha oggetti per la casa, piatti e vasi in ceramica e travertino (tornito a mano). Gaiole eccelle anche per l' olio extravergine. Tra i migliori produttori: Chianti Geografico (tel. 0577.749489), Coltibuono (tel. 0577.74481) e Ama (tel. 0577.746031).

Da non perdere - Novecento anni tra i vigneti

Dal 1141 Brolio appartiene ai Baroni Ricasoli (Gaiole in Chianti, Castello di Brolio, tel. 0577.7301). Il più famoso dei quali fu Bettino, il Barone di Ferro, primo ministro dell' Italia unita, che nel 1870 fissò le regole di produzione del Chianti primigenio, oggi Chianti Classico. Brolio nel 1993 è tornato a guidare l' azienda e ha riconquistato un ruolo di leader. La produzione ha una struttura piramidale alla base della quale vi è il Brolio Chianti Classico «normale», morbido e piacevole, con un prezzo competitivo, poi il Rocca Guicciarda, riserva di singolare eleganza, e al vertice il Castello di Brolio, un Superchianti che colpisce per la concentrazione e la finezza. Omero, Odissea Prese la tazza e bevendo il dolce vino con piacere indicibile, dell'altro ne chiedeva: dammene ancora, ti prego, e subito dimmi il tuo nome.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Pubblicato su