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Corriere Della Sera

«Tassa sul vino». Da Bordeaux parte la rivolta. Governo francese a caccia di soldi, Raffarin vorrebbe un’imposta di 5 centesimi su ogni bottiglia. L'ex primo ministro Alain Juppè sta guidando la protesta dei produttori ... Molti giornali francesi pubblicano in questi giorni classifica e critiche sui migliori vini di Francia. Ma per i francesi, il più diffuso e irrinunciabile dei piaceri del palato, rischia di essere sempre più amaro. La spesa pubblica fuori controllo potrebbe spingere il governo di centro destra di Jean Pierre Raffarin a colpire uno dei beni-bandiera della nazione: il vino. Una tassa di cinque centesimi d’imposta potrebbe essere introdotta nei prossimi giorni, al fine di recuperare un po’ d’entrate fiscali dopo che il ministero delle finanze e dell’economia, proprio ieri mattina, ha comunicato gli ultimi, allarmanti, dati ufficiali sul buco di bilancio.
L’accelerazione della spesa pubblica, dovuta in particolare al deficit della sanità, e il calo delle entrate, da mettere in relazione con la difficile congiuntura economica, hanno fatto esplodere il disavanzo: spese in aumento del 3,5 per cento e minori entrate del 6,8 per cento.
Adesso il governo corre ai ripari, anche per presentare nei prossimi giorni una legge finanziaria che incoraggi la ripresa e non sia decisamente in rotta di collisione con i parametri di Maastricht. Già nei giorni scorsi, si è riaccesa la polemica con Bruxelles per il deficit pubblico ormai decisamente sulla soglia del 4 per cento. Persino il presidente della Convenzione, Valéry Giscard d’Estaing, ha sentito la necessità di richiamare il governo ad una maggiore attenzione agli impegni e alle regole europee.
L’ipotesi della tassa sul vino, già ovviamente avversata dai produttori, sembra per il momento niente più che un «assaggio» nei confronti dell’opinione pubblica francese che sempre più spesso sente parlare di necessari sacrifici. Contro la nuova tassa si è già pronunciato il presidente dell’UMP, il partito della maggioranza, Alain Juppè, il quale, oltre che ex primo ministro, è anche sindaco di Bordeaux e presidente dell’associazione dei produttori locali: difficile immaginare uno scontro nella maggioranza su quello che, assieme ai formaggi, è il prodotto più amato dai francesi, sempre presente sulla tavola di qualsiasi categoria sociale.
Una tassa sul vino penalizzerebbe peraltro un prodotto già piuttosto caro, aggredito dalla sempre maggiore concorrenza straniera e ultimamente dalle avverse condizioni climatiche: la gelata dell’inverno scorso e il caldo eccezionale che ha costretto molti produttori ad anticipare la vendemmia. La tassa sul consumo di vino sembra poi in contraddizione con la recente decisione del governo di abbassare del 3 per cento le imposte sui redditi, proprio con l’obiettivo di stimolare la crescita e i consumi.
D’altra parte, gli ultimi dati dicono che la spesa pubblica francese è ormai fuori controllo. Secondo alcune fonti del ministero dell’economia, il deficit reale dello Stato sarebbe valutabile fra il 15 e il 20 per cento delle spese, con una progressione notevole negli ultimi mesi, dovuta, come si è detto, anche alle minori entrate: oltre 50 miliardi di euro nei primi sette mesi di quest’anno, contro i circa 37 nello stesso periodo dell’anno scorso. Sotto accusa è in particolare l’assistenza malattia, con un «rosso», nel 2003, vicino ai dieci miliardi di euro. Dopo la riforma delle pensioni, varata in primavera, il governo di Jean Pierre Raffarin, è intenzionato a raccogliere nelle prossime settimane anche la sfida della sanità. Tuttavia, con un approccio molto prudente, con un occhio al dialogo con le organizzazioni sindacali e un altro allo stato d’animo dei francesi, sempre più preoccupati e sempre meno disposti a veder ridurre i vantaggi dello Stato sociale.
Proprio ieri, il ministero della sanità, ha diffuso il rapporto d’inchiesta sulla «strage» di anziani durante l’eccezionale canicola d’agosto. Il rapporto punta il dito sui servizi di prevenzione e assistenza a domicilio: un atto d’accusa che, almeno oggi, sconsiglia nuovi tagli. Quindi si tenta la strada di nuove entrate. Cominciando, forse, dal sempre meno «irrinunciabile» bicchiere di Bordeaux.

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