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Corriere Della Sera

Dalla periferia di Milano al 3 stelle Michelin
Astemio, è il miglior sommelier del mondo
Enrico Bernardo, 27 anni, ha conquistato le Olimpiadi della sommellerie. «E tutto questo da autodidatta» ... Tutto si sarebbe aspettato dalla vita. Quando, ancora ragazzino nella periferia milanese, faceva progetti per il futuro. «Già, è vero: tutto». Comunque mai avrebbe creduto che, in poco più di una manciata di anni, sarebbe arrivato a essere non solo chef sommelier in uno dei migliori ristoranti al mondo.
Ma addirittura di essere eletto the world best sommelier , il migliore al mondo. «Proprio così ... chi l’avrebbe detto», sorride Enrico Bernardo. Perché fino all’età di 17 anni «non avevo mai assaggiato un goccio di vino». Rigorosamente astemio.Invece, ironia del destino, in dieci anni è entrato nel gotha dell’enologia, ha «ubriacato» fior di professionisti di ogni continente, ha conquistato le Olimpiadi della sommellerie, tenutesi ad Atene. Ed è diventato, a 27 anni, l’italiano che insegna a francesi e californiani come si beve il vino. E tutto questo «da autodidatta. Non ho mai frequentato una scuola».
Ha fatto tutto da solo: si è raffinato il palato, l’olfatto, ha imparato la sensibilità «nella percezione di profumi, aromi, gusti. Li ho memorizzati, li ho associati», per poi ritrovarli in un ballon , in un bicchiere di buon vino invecchiato. «Questo grazie al mio maestro, Giuseppe Vaccarini, presidente dell’Associazione Sommellerie internazionale, che mi ha spinto e guidato nella degustazione». E pensare che da ragazzo, quando ancora abitava a Paderno Dugnano, nella cintura nord di Milano, «sognavo di diventare un grande chef. Così dopo la scuola alberghiera, poco più che diciottenne, sono partito per fare esperienza all’estero. Volevo imparare la cucina di altri Paesi, le lingue. Crescere per rientrare in Italia».
Prima destinazione: Francia. Qualche esperienza in piccoli ristoranti, poi gli stage. In Svezia, a Stoccolma. Quindi di nuovo in Francia, «stavolta in un grande locale, il Troisgros a Roanne». E’ la maison che segna la svolta: «Era il ’95: qui ho deciso di diventare sommelier. E qui mi sono dato l’obiettivo di vincere le Olimpiadi della sommellerie », la competizione internazionale, nata nel 1969, che ogni quattro anni misura preparazione e conoscenza in viticoltura, enologia, vinificazione e tutto ciò che riguarda la cultura del vino. Con il tempo ha cambiato ristoranti. E’ diventato chef sommelier a Le Cinq , il tre stelle Michelin del Four Season Hotel George V di Parigi.
Ma ha tenuto sempre fermo, come ogni atleta determinato, quell’obiettivo: l’alloro dell’enologia. In nove anni è salito un gradino dopo l’altro verso l’Olimpo: nel 1996 ha vinto il campionato italiano di sommellerie , nel 2002 quello europeo. «Una progressione. Senza distrazioni», ricorda Enrico Bernardo. Sino a qualche giorno fa, quando ad Atene ha sfidato altri 42 sommelier, i migliori al mondo. «Alla fine ho vinto. Anzi ho stravinto. Ero convinto delle mie possibilità» dice, senza false modestie. E parla di «grande soddisfazione, anche perché ho riportato il titolo in Italia, dopo 26 anni di strapotere francese», aggiungendo così il suo nome a quello degli altri due italiani, vincitori della competizione olimpica.
Il vino è la sua vita. E la voce cambia tono quando lo paragona «a un momento di unione, di dialogo, di piacere da condividere. E’ un segno di civiltà, con una storia di millenni». L’amore per il vino «si può imparare: con sensibilità, curiosità, umiltà e gioia di vivere assieme agli altri la passione della degustazione». Con un segreto in più: «La psicologia. Bisogna capire i clienti, interpretarne i gusti e il motivo della loro presenza al ristorante». E come se non bastasse con un’ulteriore attenzione, a dir poco curiosa per un sommelier: «Bisogna saper sposare vino, cibi, ma anche l’acqua. Per la prima volta le Olimpiadi sono state sponsorizzate da un’acqua minerale, la San Pellegrino: si è capito, giustamente, l’importanza del matrimonio tra tutti gli elementi dello stare insieme a tavola».
Alla fine tocca a Bernardo dare i voti: «I migliori vini del mondo? Quelli europei. I migliori in Europa? Quelli tedeschi». E gli italiani? «Niente mi seduce più di un grande Amarone della Valpolicella o di un Barolo a lungo invecchiamento. Ma è un giudizio personale, da italiano». Certo: il giudizio, però, di un sommelier da alloro olimpico.

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