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Corriere Della Sera

La chiesa della Barbera: cucina e concerti al Diavolo Rosso, dedicato a un grande del ciclismo ... Ritrovarsi a cantare in una chiesa sconsacrata pensando di essere su un pullman. Quattro file di sedie allineate e ogni partecipante con il sacchetto della merenda, banana e bicchierino a cannocchiale, come ormai non se ne trovano più, pronto a cantare il ritornello romantico, patriottico, politico. «Quel mazzolin di fiori, che vien dalla montagna...», intona il giovane insegnante e tutti gli altri gli stanno dietro, con le inevitabili stonature, mentre si sogna il traguardo, virtuale, alle grotte di Toirano, in Liguria. L' improvvisato coro si infrange sul soffitto della ex confraternita settecentesca di San Michele, in piazza San Martino, nel cuore storico di Asti. Adesso che tutti, o quasi, in città conoscono il Diavolo Rosso, nessuno si stupisce più di quanto accade nella ex chiesa. Nulla di blasfemo, sacrilego, tanta socialità condita con ironia e voglia di vivere. A febbraio ci sarà il quinto anniversario. Tutto era cominciato tra un gruppo di amici che cercavano un luogo per fare due chiacchiere, bere bene e ascoltare musica. La vecchia trattoria Rosalba, abbattuta per far posto a un condominio, e lo sfratto dal capannone, dove l' ex campione di ciclismo, Giovanni Gerbi, primo italiano ad aver partecipato al Tour de France, nel 1904, faceva le sue biciclette, sembravano un sortilegio invincibile. Cacciati ovunque. Così, ai 37 amici fondatori, restò la chiesa sconsacrata e il ricordo dei primi incontri semiclandestini. Una cosa non fu dimenticata quel giorno di febbraio dell' anno Duemila: il nome. E Diavolo Rosso fu, per ricordare il soprannome del campione del pedale astigiano, ma anche quel po' di storia che prendeva forma. Oggi, vengono versati 1500 euro di affitto al mese, «più integrazione Istat», dice uno di loro, senza rancore. Anzi è un piacere sentire nella navata il pullman virtuale in gita, diretto verso la Certosa di Pavia, l' allegria spazza ogni contrasto, gli acuti rotolano verso la fila accanto, diretta a San Carlone sul Lago Maggiore, e quella accanto ancora, proiettata verso il santuario di Oropa. Bisogna cantare, come indica un volumetto che viene dato, prima di salire, pardon, sedersi, in pullman. L' insospettabile professionista, si ritrova qui al giovedì e, accanto alla portinaia e alla farmacista, si esibisce in un canto liberatorio a squarciagola. Si canta dalle 21 a mezzanotte, dieci brani all'andata, altrettanti al ritorno, poi il giudice e ospite di turno, Giorgio Conte, il fratello di Paolo, o Felice Andreasi, dà un punteggio che normalmente è i chilometri del tragitto. Come le altre attività: i concerti, l'arte, gli incontri culturali, la cucina, il bere bene, nella Barberoteca. Ma c'è spazio anche per una serata in aiuto del canile di San Marzanotto. Con 5 euro si può assistere a un concerto. Parte del denaro viene usato in progetti di solidarietà. Don Giovanni Onore è arrivato sin qui, dall'Ecuador, a Otonga, e ha spiegato della sua fatica nel comperare pezzi di foresta amazzonica, per salvarla. Un contribuito astigiano è stato inviato e ora nel Paese sudamericano c'è un ruscello chiamato Diavolo Rosso. «Questo è un miracolo laico», dice Sergio Miravalle, uno dei soci. Con Stefano Labate, Luigi Porro e il presidente Bruno Bego, sono l'anima del gruppo. A San Silvestro si sono inventati la festa del regalo riciclato. Erano un centinaio di persone. Si dà e si riceve, il rischio è di tornare a casa con lo stesso pacco. A giugno invece, per i viaggi, si dibatte sul tema: «A Sud di nessun Nord ...». Il dialogo semiserio, con cantanti, scrittori e viaggiatori, rivela sempre sorprese. Ci si diverte pensando che si va «oltre il non profit». Il vino di Langhe e Monferrato è di casa. Le «confessioni laiche» condotte da Miravalle sono un momento importante. Dove c' era l'altare si è seduto, una sera, Romano Levi. Le sue grappe inimitabili, le etichette colpi di genio. Ha raccontato la sua vita in «59 fiammiferi», uno per ogni anno che ha acceso la caldaia della sua distilleria. Poi Angelo Gaja, «dove il successo arriva perché non c' è colpo di fortuna». E ancora Bartolo Mascarello ed Elio Altare, tradizione e nuovo corso del Barolo, a confronto. Con un denominatore unico: «L'amore e il rispetto per la vigna».

Cantine

La china calissaia e la sorpresa Buneis ... Una delle più belle realtà vitivinicole nel territorio comunale, a Sud, al di là del Tanaro, è quella dei Fratelli Rovero (nella foto, frazione San Marzanotto 218, tel. 0141.592460) dinamici agricoltori che conducono le loro vigne con sistemi biologici. Vasta la gamma: dalla Barbera Vivace (Monferrato Doc) al Sauvignon Villa Drago, dal Grignolino al Rouvé, ottima Barbera affinata in barrique. E poi l' originalissima Calisay, Barbera «chinata», con china calissaia. I Rovero hanno anche una piccola distilleria nella quale producono grappe di monovitigno, riserva, distillati di frutta e brandy. A Portacomaro, frazione di Asti, ha sede il Castello del Poggio (loc. Poggio 9, tel. 0141.202543), azienda agricola del gruppo Zonin, che si sta dedicando al recupero del vitigno Grignolino impiantando nuovi vigneti. I prodotti più interessanti quelli della linea «Gianni Zonin Vineyards», tra questi il Grignolino appunto, la Barbera d' Asti Masarej e il Buneis, mix di Barbera e Merlot. Infine, va citato un piccolissimo vignaiolo, Luigi Pavese (loc. Montemarzo, tel. 0141.517037), che produce un Grignolino esemplare, non molto strutturato, giustamente tannico, ideale per gli antipasti. cantine

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