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Corriere Della Sera

Ti senti un uomo Pinot o Cabernet? Un film racconta il vino (e la vita). Anteprime e feste per l’arrivo di Sideways, girato tra le vigne della California ... È già corsa all’invito per le anteprime dell’ultimo caso cinematografico hollywoodiano, il film Sideways , una commedia sul vino che, conquistati 2 Golden Globe (miglior pellicola e migliore sceneggiatura) e 5 nomination agli Oscar, ha aperto un dibattito sul mondo della vite. Presentato con toni enfatici come il nuovo Easy Rider , osannato dalla critica Usa, Sideways sta facendo il tutto esaurito in Italia: prima ancora di arrivare nelle sale, dove uscirà mercoledì 16. Le anteprime a inviti dell’ultimo lavoro di Alexander Payne (già regista di A proposito di Schmidt ) si accavallano: soltanto il Gambero Rosso ne ha organizzate 5; per due (a Milano e Torino) non c’è più posto; qualche poltrona resta per Napoli, Bologna e Roma. Stupefatti alla Fox Searchlight: «Prima dell’uscita nelle sale - notano dalla casa di produzione - l’avranno visto 5 mila italiani. Abbiamo 20 anteprime: con Slow Food a Roma, poi a Firenze, Palermo, Trento...». E una proiezione organizzata dal Corriere della Sera ha avuto per spettatori attenti due tycoon del vino italiano: Tiziana Frescobaldi e Jacopo Biondi Santi. Sideways è la coinvolgente storia di due amici, Miles e Jack - uno insegnante e scrittore mancato, l’altro attore di soap opera sempre in cerca di avventure sessuali - che trascorrono una vacanza fra i vigneti della Santa Barbara County, in California. Una pellicola girata con attori poco noti, ma straordinari nei ruoli dei protagonisti: Miles (Paul Giamatti), è l’uomo-Pinot «sensibile e bisognoso di cure» come il vitigno più difficile per i contadini; Jack (Thomas Haden Church), l’uomo-Cabernet, «vecchia pellaccia, che campa pur se trascurata», come il vitigno internazionale oggi più diffuso. Il parallelo filosofico fra uomini e vini è continuo in questo film che insegna il linguaggio-codice delle degustazioni, esalta i tannini, boccia «l’eccessiva alcolicità che uccide i profumi». Un film a suo modo poetico - quando mostra certi scorci agresti della California o la fragilità di Miles -, ma anche crudo nel fotografare il disagio dei protagonisti, il fallire delle loro aspirazioni: il tutto bagnato nel vino. «La mia prima reazione è stata: peccato, questo film avremmo potuto farlo noi in Toscana, in Piemonte o in Sicilia - dice Tiziana Frescobaldi, una famiglia che fa vino dal 1300 e un gruppo con mille ettari di vigne -, noi con tutta la nostra passione, la cultura millenaria della vite, le osterie nate ben prima dei wine bar. Poi ho visto la prima parte: tratteggia una California così simile alle nostre campagne... pare voglia imitarci. Soltanto dopo, Sideways mostra l’altro volto delle vigne sul Pacifico, quello dei tour per anziani-single, del business del vino venduto con magliette e cappellini da stadio». Il film celebra l’elegia, tutta americana, del Pinot Noir ai danni del Cabernet Sauvignon: uno scontro fra vini e fra tipi di uomini. «Ma è fuorviante - obietta Jacopo Biondi Santi, sesta generazione di una famiglia che ha fatto la storia del Brunello, creato a inizio ’800 dall’avo Clemente Santi -. Finché confronta i caratteri dei protagonisti è centrato, ma se parliamo di bottiglie è superficiale la sfida fra due vitigni: lo stesso clone di Pinot può dar vini completamente diversi anche in California, da una microzona all’altra». C’è chi esprime il timore che il film possa rilanciare i consumi di vini Usa a scapito di quelli italiani: «Non fasciamoci la testa: non sarà un film a far la differenza sul mercato. I consumi di qualità riguardano un pubblico attento», nota Biondi Santi. Eppure, a un mese dalla sua uscita, le vendite di Pinot Nero californiano sono aumentate del 20%. «Un successo momentaneo - taglia corto il produttore - se fra sei mesi uscisse un film che esalta il Cabernet, gli americani tradirebbero il Pinot». Comunque «parliamo sempre di vitigni e non di bottiglie precise. Noi abbiamo oltre 350 vitigni, 1 milione di etichette: un patrimonio unico. È difficile promuovere vini così particolari e diversi uno dall’altro. Eppure sono la nostra forza, imbattibile. A dispetto di qualsiasi film».

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