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Corriere Della Sera

Musica, design, arte. Le cantine reinventate dai grandi architetti. Fuksas, Piano e Botta cambiano le aziende del vino … Un mare di barrique, profumo di mosto, grandi vini, ma anche hi-tech e alla sera che il concerto si svolga rigorosamente in cantina. La nuova tendenza le esige d’autore: è il boom dei progetti miliardari. Il teatro è la campagna toscana, ma non solo. Così dopo ventisei generazioni, anche gli Antinori avranno la loro cantina griffata. Nessun affronto alla terra. “Un taglio nella collina, un sentiero di mezza costa” annuncia l’architetto fiorentino Marco Casamenti. Nuovo luogo di culto nel nome del vino, che apre una nuova era del made in Italy. Al Margino, sulla collina di San Casciano Val di pesa, cuore del Chianti Classico, Piero Antinori si appresta a varare il suo progetto: “Chi consuma potrà appagare la sua curiosità scoprendo cosa c’è dietro una bottiglia di rosso dive il marchese a capo di un impero che produce 13 milioni di pezzi. Un regno del gusto (il progetto è stato presentato quattro gironi fa) che sarà pronto nel 2008, con ristorante, forno per il pane, auditorium, frantoio, vinsanteria, un museo che permetterà di seguire costruzione e assemblaggio delle barrique e un piccolo vivaio per far capire l’evoluzione di un vitigno. “Un luogo sacrale - spiega Casamenti - un po’chiesa, fabbrica e campagna”. Materiali nobili - cotto, pietra serena, marmo - circa 37 mila metri quadrati interrati, 23 mila abitabili e parcheggi nascosti. Quaranta milioni di euro per un tempo che accoglierà il riposo di Solaia, Tignanello, Badia a Passignano, etichette che hanno segnato il rinascimento enologico italiano. “E come tetto, un vigneto” ricorda Renzo Cotarella, direttore di Antinori.

Se “La matita è parte del linguaggio”, come ha avuto modo di dire l’architetto svizzero Mario Botta, allora si capisce il peso di “uno schizzo con appuntato un cerchio con ai lati due braccia rettangolari” presentato al progettista dall’imprenditore bresciano Vittorio Moretti, per realizzare Petra. Oggi la cantina, a Suvereto, in maremma, è una realtà. “Cattedrale del vino” l’ha definita qualcuno. Trecento ettari sulla collina di San Lorenzo, dove accanto alle etichette Petra Val di Cornia, Ebo, Querce gobbe e Zingari, si produce un olio di rara bontà.

“Il coronamento di un sogno” dive Moretti, che ha affidato la conduzione del vigneto alla figlia Francesca, enologo. Petra, secondo il critico d’arte Philippe Daverio, è “la cantina più bella del mondo”. Cantina dunque come arte, in una dimensione che appaga la mondanità senza alterare l’ambiente. Progetto che è caro a Ferruccio ferravamo, nella tenuta del Borro, 700 ettari, già appartenuta al duca Amedeo d’Aosta. La cantina, in via di ultimazione, prevede anche un anfiteatro, tra giardino all’italiana e viali di rose antiche, che lo stilista userà anche come passerella per la moda. Massimiliano Fuksas, poi, ha creato per la distilleria Nardini, a Bassano del grappa, la cantina-alambicco: due bolle ellissoidali sospese dove trovano spazio i laboratori e una parte, scolpita nel terreno, dove è nascosto l’auditorium. Sulla strada aperta dal progettista Piero Sartorio per Badia Coltibuono in Chianti e Frescobaldi a Magliano in Maremma, molta attesa c’è per il progetto di Renzo Piano per Rocca di Frassinello, a Gavoranno, joint venture tra Castellare di Castellina e Chateau Lafite-Rostschild.

Qualche merito allora anche agli architetti per il vino a cinque stelle? In controtendenza va il re di Barbaresco, Angelo Gaja, che a Castagneto Carducci ha realizzato Ca’ Marcanda, fusione di modernità e spazio, voluta dall’architetto Giovanni Bo. In legno e tubi di ferro, recuperati da una pipe-line dimessa in Romania, la cantina del produttore piemontese non è visitabile: “Qui si lavora e la qualità richiese concentrazione”. Lancia un monito l’enologo Giacomo Tachis, creatore del Sassicaia: “La grande architettura non sta nell’artificio delle cantine, ma nel vigneto. Il vino non dà spettacolo, nasce povero, dà emozioni di profumi e colori, questo non va dimenticato.

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