02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Corriere Della Sera

La cantina diventa outlet Ora il vino copia la moda. Vinitaly, empori con bottiglie di qualità per battere la crisi. L’idea: etichette a prezzi ribassati. I puristi: si rovina il mercato ... Il vino copia la moda. Al Vinitaly, massima rassegna delle etichette non solo italiane, la novità anticrisi è la prossima apertura degli outlet del vino: empori simili a quelli dell’abbigliamento, dove si venderanno bottiglie di buona qualità a basso prezzo. Il primo si chiamerà Wineoutlet, e aprirà a giugno a Rovereto. Oltre cento aziende hanno già aderito, ma l’obiettivo è raddoppiare il numero. Stessa scelta per Symposium Wine Outlet che debutta a maggio a Chiuduno (Bergamo). «Sarà una società tra produttori, autogestita - dice il responsabile Silvano Brescianini della Barone Pizzini in Franciacorta - che proporrà vini di livello a prezzi contenuti, con uno sconto rispetto al prezzo normale di enoteca del 20 per cento. Un’azione opportuna in un momento di stagnazione, per alleggerire le cantine». Molti gli operatori pronti a esplorare il nuovo canale di vendita. Ma c’è qualcuno che mette in guardia: «Queste iniziative rischiano di rovinare il lavoro di una vita, bisogna sapere attendere - dice Franco Allegrini, titolare di una delle più prestigiose cantine di Valpolicella - in questo modo distruggi la rete degli agenti commerciali e ti metti contro tutta la ristorazione». Gli fa eco Emilio Pedron, amministratore del Gruppo Italiano Vini, il più importante raggruppamento di aziende e cooperative italiano. «Credo che molti si stiano facendo prendere dal panico, rischiamo di spazzare via dieci anni di lavoro in pochi mesi».

D’altronde però al Vinitaly, dove sono esposte quasi cinquantamila etichette diverse, l’unica guida che segue chi compra è il prezzo. Prezzo che deve essere il più basso possibile, altrimenti le bottiglie restano sugli scaffali. Già, perché, complice la generosa annata 2004, uno strutturale calo dei consumi, un export che non tira più come un tempo e lo spauracchio dei vini del nuovo mondo (buoni, ben presentati, con prezzi competitivi) molte cantine italiane sono piene. E così non esiste più il mito del vino introvabile. Qualsiasi supervino ora è acquistabile. Nelle quantità desiderate. La crisi riguarda soprattutto i produttori dell’ultima ora, provenienti da altri settori, che hanno investito per moda, sperando in un Eldorado che consentisse immediati guadagni, e hanno sbattuto la faccia contro le porte di un mercato ostile.

Insomma, anche nell’aristocratico mondo del vino le parole «sconto e sottocosto», che sembravano bestemmie, ora si pronunciano diffusamente, seppure a mezza voce. Ma nonostante ciò non tutti sono pessimisti, anzi. Pasquale Mottura, proprietario di una grande azienda vitivinicola nel Salento, sorride: «Non bisogna lasciarsi ingannare dalle apparenze. I consumi sostanzialmente tengono, specialmente nella grande distribuzione che ormai rappresenta il 60% delle vendite del vino italiano. Tutt’al più c’è stato un fisiologico riposizionamento verso il basso che segue la legge della domanda e dell’offerta. Il problema riguarda la ristorazione, che è in forte crisi e con essa i vini di alto prezzo che lì si vendono».

Ma la ristorazione ha preso le sue contromisure. Secondo un’inchiesta condotta dal sito Internet Winenews.it , i ristoratori di alta gamma hanno rinunciato alle enciclopediche carte dei vini con centinaia di referenze e bottiglie dal prezzo mostruoso. Hanno ridotto il numero di etichette in lista per proporre carte dei vini più snelle, con ricarichi più ragionevoli. Per vendere e non per collezionare.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Pubblicato su