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Corriere Della Sera

Niente fiera, gli scissionisti si ritrovano in un castello ... Casse invendute? Angelo Gaja, re di Barbaresco, sprona i colleghi: «Vendete fuori, cercate all’estero, quello che in Italia più di tanto non potete trovare». Intanto un gruppo di produttori illuminati si è dato appuntamento sabato a Magrè, in provincia di Bolzano, nella splendida tenuta Lowengang del produttore altoatesino Alois Lageder. Nella cantina del castello ci sarà una riunione clandestina o quasi, con l’obiettivo di parlare dei mali del vino italiano in tutta tranquillità. I partecipanti sono da anni lontano dal Vinitaly, mentalmente e fisicamente. «Chi ha lavorato bene per vent’anni non dovrebbe avere problemi. Per fortuna si è attenuata quella corsa insana a lanciare un nuovo vino al giorno, non è più tempo di avventura». Figlio di un costruttore di carrozze, Alois avrà al suo tavolo Bruno Giacosa con il Barolo Falletto e il Barbaresco Asili, Aldo Conterno con i Baroli Cicala, Colonnello e Bussia Soprana, Roberto Anselmi con «capitelli», Silvio Jermann, Alex Belson dell’Ornellaia, Castello di Ama, Montevertine, il tedesco Robert Weil e l’austriaco Billy Brundlmayer. Il vignaiolo altoatesino, un milione di bottiglie prodotte, vende il 60 per cento all’estero con buoni incrementi sul mercato americano. «I rimedi, per questo grande malato sono commercializzare almeno il 50 per cento sui mercati internazionali, insistere sulla qualità e controllare i prezzi senza lasciarsi prendere da facili e deleteri entusiasmi come è accaduto di recente». Il pensiero di Lageder dunque incontra la filosofia di Angelo Gaja, forse deciso anche lui a lasciare dal prossimo anno Vinitaly per scendere nella cantina del castello di Lowengang.

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