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Corriere Della Sera

Kiarostami: con Olmi girerò un film sul vino ... Ad Abbas Kiarostami, maestro del cinema iraniano, premiato al Festival di Locarno col Pardo d’onore, piace in questo momento stare più sotto gli ulivi italiani che di Teheran. Annuncia che, dopo l’esperienza di Tickets condivisa con Olmi e Loach (tutti e tre Pardi d’onore, fa notare la Bignardi) continuerà a lavorare con il nostro Ermanno, ristabilito dopo una malattia.
Dice l’iraniano: «Ci siamo trovati bene, riproviamo. Il progetto è nato al ristorante bevendo vino: io recitavo ad Ermanno le poesie di un famoso poeta persiano, Omar Khayyam, amante del vino. Così abbiamo deciso di fare un altro viaggio insieme, fantastico, intitolandolo Vino, luna e belle donne . Conferma divertito Olmi al telefono: «È vero, è un altro ticket , per un ideale viaggio che sarà speriamo tutto da inventare e fantasticare, condotti per mano dalla luna, dal vino e dalle donne: cosa c’è di meglio al mondo? Una sera, conviviale, ci siamo recitati le nostre poesie: lui con il grande iraniano, io con il grande Noventa. Basta che Abbas, come islamico, chieda i permessi per poter bere un po’: questo film vitale che non si sa ancora se di fiction o documentario, lo esigerà».
Prima di ascoltare la felliniana voce della luna col suo amico Olmi, Kiarostami si dichiara felice del premio di Locarno, festival che l’ha lanciato e coccolato. Ma, come sempre accade per i registi invisi al potere e che vengono da Paesi dove il comune senso della democrazia è a rischio, risponde a fatica a domande sociali e politiche. Non sa, non sapeva, se c’era dormiva: meglio il monosillabo che la scudisciata. Del nuovo presidente iraniano dice: «È un radicale. Non sappiamo ancora cosa abbia in testa, del resto cinque giorni prima di essere eletto nessuno lo conosceva. Vedremo cosa accadrà al cinema, può essere che tutto continui come prima perché ci sono problemi ben più gravi».
Del nuovo mondo in guerra dice: «Non ci sarebbe cosa più stupida da parte dell’America che attaccare ora l’Iran, dopo Afghanistan e Iraq». E del cinema continua a sostenere l’indipendenza, odiando quello commerciale: «Da noi la censura ufficiale non ce la fa più a controllare tutto perché le sale chiudono ma la gente vede i film in dvd spesso di contrabbando che costano la metà del cinema». L’importante è prenderla con filosofia, adattarsi, dice lui, capire: «L’altro giorno mi è arrivata una lettera arrogante ma aveva un bellissimo francobollo con il sorriso di un bambino che la contraddiceva. Ho tenuto la busta». Ma che cosa la fa ridere? «Questa domanda».

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