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Corriere Della Sera

Ecco il Dogliani: la nuova sfida del vino di Einaudi ... Il Dolcetto piemontese (facile e beverino, si dice) sta per assurgere a nuovi fasti. Cosi sperano - meritatamente, secondo gli esperti - alcuni qualificati produttori, che, insieme, hanno deciso di lanciare un prodotto più strutturato, adatto all invecchiamento, che possa competere (o almeno non avere complessi) con le etichette più importanti della Regione: Barolo, Barbaresco, Nebbiolo. Da pochi giorni, infatti, sul mercato troviamo il “Dogliani”: terroir e vino si fondono, a significare con identico nome la nuova bottiglia.
Intendiamoci, sempre di Dolcetto si tratta. Alla cui base c’è un vitigno autoctono e una lunga storia disegnata sulle dolci colline dell’Alta Langa. Nel mezzo sta il paese di Dogliani, patria elettiva di Luigi Einaudi, primo presidente della Repubblica italiana, del figlio Giulio, editore, e oggi degli eredi. Sono loro i vignaioli più illustri della zona e, ovviamente, fanno parte del gruppo che punta a traguardi vitivinicoli sempre più alti. La differenza (e quindi la qualità e la nobiltà del nuovo vino) rispetto al Dolcetto fin qui conosciuto (la cui produzione di base continuerà) passa attraverso un severo Disciplinare: cinque anni di lavoro, seguito dall’agronomo Claudio Solaris, per arrivare al riconoscimento della Denominazione di origine controllata e garantita (Docg). Ed ecco il Dogliani: vino con maggior struttura e personalità, capacità di affrontare un affinamento più lungo in cantina; una permanenza in bottiglia di 5/6 anni.
I vincoli, previsti dal Disciplinare, riguardano la purezza del vitigno impiegato (100% Dolcetto), la zona ben identificata delle vigne, nel comprensorio di Dogliani, formato da piccoli comuni alla destra del Tanaro; i processi di coltivazione della vite; la resa massima per ettaro; le norme della vinificazione. E infine le caratteristiche del vino. Che, per dire, dev’essere di colore rosso rubino, con odore fruttato e caratteristico. Ma il marchio Dogliani, vino e territorio, rimanda anche al fascino del viaggio nella Langa più remota, sulle orme di Pavese e di Fenoglio. Enogastronomia e cultura sono tutt’uno. Due visite da non perdere: La Bottega dei Vino e la biblioteca “Luigi Einaudi”.
(arretrato del Corriere della Sera del 22 novembre 2006) 

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