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Corriere Della Sera

“Vino, il Made in Italy pronto alla battaglia con Bruxelles” ... Calò (Accademia della Vite): nella riforma Ue il rilancio delle produzioni nazionali... Barolo, Refosco, Sangiovese. E poi Verdicchio, Fiano passando per Nero d’Avola e Negroamaro. Solo alcune nell’universo delle etichette dei vini italiani perché come dire Jonathan Nossiter nel suo “Mondovino”, il vino è “l’espressione dell’essere umano, la sua storia, la sua cultura: il territorio, la nostra radice, il vino è un testimone”. Ma da forza la diversità può diventare debolezza. Soprattutto quando ha a che fare con la globalizzazione e con Paesi “emergenti” come Australia, Sud Africa, Cile, Argentina, caratterizzati da un basso costo del lavoro, immense distese a latifondo, forti economie di scala. Allora bisogna rimboccarsi le maniche e organizzarsi. Anche in vista di una nuova riforma che l’Unione Europea si sta preparando a varare entro il 2008.
“E si tratta di terreno accidentato – spiega Davide Gaeta, consigliere dell’Accademia italiana della vite e del vino – perché a differenza dei “nuovi Paesi” la Vecchia Europa ha una sovrastruttura normativa che rischa di mettere un freno allo sviluppo”. L’ente che dal 1949 vigila nel settore, propone una riorganizzazione del mercato comunitario del vino, basata su una semplificazione della normativa (“ci sono 1800 pagine di regole sul vino contro le 30 delle armi”) e una nuova politica “di valorizzazione e di marketing che premi la denominazione di origine controllata”. Con 700 mila ettari di vigneti e alcune centinaia di migliaia di aziende enologiche l’Italia si alterna con la Francia sul podio della produzione mondiale di vino ma a differenza dei cugini d’Oltralpe le cui aziende hanno un’estensione media di 5-6 ettari, quelle italiane arrivano appena a un ettaro (senza pensare ai 300 ettari delle australiane).
“Bisogna organizzarsi in masse critiche perché la frammentazione non diventi un problema – afferma Antonio Calò presidente dell’Accademia – e uniti chiedere all’Europa di cambiare politica. Prima la Ue finanziava la distillazione ora per affrontare l’eccesso di produzione vuol far passare l’espiantazione dei vigneti ma questa non è una politica per lo sviluppo”. Per approfondire l’argomento l’Accademia ha organizzato una tavola rotonda, oggi, a Vicenza.

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