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Corriere Della Sera

Il rosso più adatto per augurare una lunga vita ... Con dati su un milione di persone si confermano i benefici del consumo moderato. E uno studio individua i vitigni «migliori»... I brindisi delle prossime feste si faranno ancora più volentieri, sapendo che un paio di bicchieri di vino rosso non solo non fanno male, ma allungano la vita. I benefici di un consumo moderato di alcol sono confermati e non da uno studio effettuato su un numero di persone limitato, ma da una metanalisi, cioè da un lavoro che attraverso un metodo statistico permette di analizzare insieme parecchie ricerche, in questo caso 34, condotte in tempi e luoghi diversi, per esaminarle in un’unica visione complessiva.
Così, valutando i dati relativi a più di un milione di persone, ricercatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Campobasso hanno potuto dare solidità scientifica a un’osservazione emersa da parecchie indagini precedenti, secondo cui il consumo di piccole quantità di alcol è legato ad una diminuzione della mortalità. «Ma attenzione - mette in guardia Augusto Di Castelnuovo, primo firmatario del lavoro - basta poco perché la correlazione si inverta: appena il consumo di alcol aumenta, anche di poco, il rischio di morte ricomincia ad aumentare, in maniera proporzionale ai bicchieri di troppo». In altre parole, tutto bene se ci si limita a uno o due bicchieri di vino ai pasti, ma le cose cambiano se in più si corregge il caffè, si sorseggia una birra al bar... Le donne, poi, per il loro diverso metabolismo, non dovrebbero superare due dosi di alcol al giorno (equivalenti a due bicchieri di vino, o di birra), la metà di quelle concesse agli uomini: oltre questa soglia si cominciano ad avere effetti dannosi, come un aumento delle malattie del fegato, o di certi tumori. Sono state riscontrate differenze molto significative anche tra le due sponde dell’Atlantico.
«Gli americani, in particolare gli uomini, non sembrano godere dello stesso beneficio legato a un uso moderato di alcol che si osserva in Europa» precisa Di Castelnuovo.
La spiegazione potrebbe venire da un’altra ricerca, pubblicata su Nature, e incentrata su quello che i medici chiamano il «paradosso francese», il fenomeno per cui, nonostante burro, formaggi e foie gras, i transalpini soffrono meno degli altri di malattie di cuore. Infatti, un gruppo di ricercatori britannici ha esaminato la composizione di molti vini, soffermandosi in particolare su quelli prodotti nell’area di Gers, località del Sudovest della Francia e su quelli, come il Cannonau, tipici della provincia di Nuoro, in Sardegna, perché entrambe queste zone sono caratterizzate da una spiccata longevità, tra le più alte d’Europa. Il merito della fortunata condizione dei francesi era stato attribuito già da tempo all’azione protettiva del vino rosso, ma l’ipotesi era stata messa in discussione da osservazioni apparentemente contrastanti.
La ricerca britannica conferma il ruolo dei polifenoli presenti nel vino rosso, e in particolare dalle procianidine, sostanze che hanno mostrato le loro proprietà benefiche su colture di cellule prelevate dalla superficie interna dei vasi sanguigni. Nessuno dei moltissimi tipi di vino analizzati, provenienti da ogni parte del mondo - dall’Australia alla California, dal Sud America a varie regioni europee - ha eguagliato i prodotti del vitigni della provincia di Nuoro e dell’area di Gers che hanno una concentrazione di procianidine (e un’attività sul modello sperimentale in laboratorio) da due a quattro volte superiore agli altri. Le benefiche sostanze, naturalmente presenti negli acini dl uva, di solito vanno perdute nei processi di vinificazione: le procedure tradizionali ancora adottate sul Pirenei e in Sardegna, invece, permettono di conservarle.
(arretrato del Corriere della Sera del 17 dicembre 2006) 

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