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Corriere Della Sera

Campania ma sembra Champagne ... Bollicine. La Feudi di San Gregorio lancia Dubl, spumante con vitigni autoctoni lavorati con metodo classico... La storia dell’Irpinia è il racconto di un’eterna lotta tra l’uomo e la natura. Una storia caratterizzata da terremoti e carestie, strade impervie e luoghi inaccessibili, un ambiente chiuso e ostile che a prima vista non sembrerebbe quello ideale in cui far nascere un’impresa. E invece non è così. Basta pensare alla Feudi di San Gregorio, una cantina irpina che in vent’anni (fondata nel 1986), si è costruita una fama e una reputazione internazionale di primissimo piano. Premiata più volte per vini rossi (il Serpico su tutti), o bianchi (Falanghina e Fiano le punte di diamante), adesso la «nuova frontiera» di Feudi di San Gregorio si chiama spumante. E anche in questo caso la storia è quella di un incontro tra due realtà che a prima vista non sembrano affini: lo Champagne e la Campania. E anche in questo caso l’apparenza inganna perché, sfruttando vitigni autoctoni come l’Aglianico e la Falanghina, viene fuori Dubl, uno spumante vinificato con metodo classico.
«Dubl è il lavoro di Anselme Selosse - dice Marco Gallone, amministratore delegato della Feudi di San Gregorio - si tratta di uno dei più apprezzati specialisti di champagne esistenti che ha accolto con entusiasmo il nostro progetto che vuol essere un nuovo viaggio nel futuro degli spumanti. Il tutto senza rinunciare alla nostra attenzione per il territorio e la tradizione. Non a caso i nostri spumanti sono realizzati usando autoctoni come Aglianico, Falanghina e presto anche il Greco di Tufo».
Proprio l’autorevolezza sul mercato permetterà alla cantina irpina di commercializzare gli spumanti utilizzando la stessa rete di commercializzazione e distribuzione utilizzata per le altre etichette. «È per questo che da ottobre a oggi sono state vendute 30 mila bottiglie - spiega Edoardo Narduzzi, presidente della cantina - mantenendo una strategia di marketing molto prudente. E per l’anno prossimo non è presuntuoso sperare a una vendita di 100 mila bottiglie solo sul mercato italiano. All’estero lo commercializzeremo soprattutto nei paesi in cui le bollicine sono più apprezzate (Danimarca, Gran Bretagna, Germania, Russia)». Intanto però sono già partiti i progetti per il futuro: l’anno prossimo arriverà lo spumante col Greco di Tufo, ma la scommessa è riuscire a realizzare le bollicine utilizzando un vitigno antichissimo come il Fiano (era noto in epoca romana ed era detto Latino per distinguerlo dai vitigni di origine greca). «In effetti - ammette Gallone - io stesso ho letto un testo in cui si faceva riferimento a un’epoca antica in cui il Fiano veniva vinificato in modo da essere bevanda frizzante. Indagheremo. sarebbe una bella scommessa per un vitigno così fruttato riuscire a reggere il confronto con le grandi bollicine».

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