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Corriere Della Sera

Quelle sostanze non sono innocue. Adeguare i controlli ai consumi ... La tragedia provocata da un giovane autista fumato dovrebbe convincerci che è venuto il tempo di parlar chiaro. Uno spinello, un tiro di coca, una pasticca, tre vodke: è chiaro che gli effetti sono diversi, ma uguale è la conseguenza. Gli stupefacenti cambiano la nostra percezione e i nostri riflessi, e ci impediscono di fare bene alcune cose. Una società responsabile non ha il diritto di scoprire chi è fumato, sniffato, impasticcato o bevuto: ha il DOVERE di farlo, nel momento in cui questa persona può diventare pericolosa.
La tragedia di quel pullman in Piemonte può sembrare eccezionale non lo è Dieci anni fa la principessa Diana è morta per un motivo simile, in quel tunnel di Parigi: un autista ubriaco. Le stesse sostanze che (forse) hanno aiutato Bukowski o Lou Reed a creare opere d’arte, ogni fine settimana uccidono decine di ragazzi sulle strade, ne lasciano migliaia feriti, mettono nell’angoscia milioni di famiglie. Banale? Certo. però diciamolo. Quando, insieme alta collega Giusi Fasano, ho passato la notte con la polizia stradale di Brescia, dalle automobili ho visto scendere di tutto: euforie sospette, occhi sfavillanti, lingue impastate, nasi iperattivi. Molti conducenti in quelle condizioni passavano il test dell’etilometro, non avendo bevuto alcol ma - per usare le parole di un giovane poliziotto - “se gli facessimo l’esame del sangue, uscirebbe fosforescente”. Se è così - ed è così - bisogna trarne le conseguenze.
La prima: occorre adeguare i controlli ai consumi: nuove droghe, nuovi test, nuove sanzioni. La seconda: le sostanze che alterano la percezione non sono innocue. Alcune, come l’alcol in modica quantità, sono state socialmente accettate (scrivo dalla Finlandia: qui, come in tutto il Nordeuropa, la quantità accettata non è proprio modica). In questo caso, dobbiamo stare attenti alle conseguenze. Un ubriaco che cade si rompe il naso; un ubriaco al volante uccide cinque persone. Su altre sostanze, invece, c’è più leggerezza. Sulla cocaina, in Italia, ormai si scherza in radio e in Tv: come se non creasse una dipendenza feroce, come se non provocasse un super-omismo letale, come se non distruggesse vite e carriere.
Intorno alla cannabis, addirittura, aleggia una reputazione scapigliata e poetica. Ma fumare uno spinello non è come fumare una sigaretta (che fa male, ma in un altro modo). Proporre quest’equivalenza non è solo stupido: è sbagliato.

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