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Corriere Della Sera

E i “russi d’Italia” battono i cinesi, con diecimila dipendenti … L’indagine Dal Brunello alla siderurgia, il primato degli investitori esteri ai gruppi di Mosca… La differenza, a prima vista, è nel caffé. Sia le multinazionali cinesi che quelle russe hanno aumentato a ritmi esponenziali gli investimenti in Italia nell’ultimo anno, ma le prime si sono scontrate con un problema ambientale. “La differente cultura si manifesta anche nella frequenza delle nostre “pause caffé”, la cui necessità non è immediatamente comprensibile per un manager asiatico”, scrivono Gianluca Pellicciari e Renato Ridella di A.T. Kearney. Invece, “il problema non appare rilevante in quelle russe”. Sarà anche per questo, ma il recente rapporto di due analisti mostra che proprio gli investitori russi hanno ormai il peso maggiore in Italia fra quelli dei Paesi emergenti. Le consociate di gruppi di Mosca o San Pietroburgo sono relativamente poche, 12 contro le 27 cinesi o le 26 indiane. Ma in un’economia da quattro milioni di piccole e medie imprese, scommettono sui grandi numeri: i dipendenti in Italia delle multinazionali russe sono più di diecimila, per un fatturato di oltre tre miliardi di euro.

A bene vedere, anche i loro mestieri rivelano come l’Italia dei russi non somigli poi troppo a quella di indiani o cinesi. Questi Ultimi, notano Pellicciari e Ridella, cercano il “made in Italy” per uscire dall’angolo che vede posizionati nella trappola “basso prezzo-bassa qualità”. In parte è lo stesso obiettivo di Spi Group, leader mondiale della vodka che in Russia produce la Moscovskaya e dai Marchesi de’ Frescobaldi ha preso il 26% di Tenute di Toscana...

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