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Corriere Della Sera

La cattedra Slow Food agita Torino. E Petrini contestato pensa al rifiuto ... Chiamato dalla facoltà di Scienze come professore di Sociologia dell’ambiente: 90 “sì”, 8 “no” e 8 astenuti... Il mondo lo conosce come il fondatore di Slow Food. Anche per questo è stato incoronato dal Time “eroe del nostro tempo”. E anche per questo il rettore dell’Università di Torino Ezio Pelizzetti lo vorrebbe in cattedra “per chiara fama” come professore ordinario: Carlo Pettini dalla prossima stagione accademica potrebbe insegnare Sociologia dell’ambiente e del territorio alla facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali del ca-poluogo piemontese. Potrebbe, appunto. Mai condizionale fu più d’obbligo. Innanzitutto perché finora la proposta ha ottenuto solo il via libera del consiglio di facoltà (90 “sì”, 8 “no” e 8 astenuti). E poi perché sulla nomina si è levato l’altolà di sociologi, storici e umanisti della facoltà di Lettere: “Non è un sociologo, non siamo stati consultati”. Quanto basta per trasformare la chiamata “per chiara fama” in un casus belli accademico. E a spingere il Carlin di Bra, come si definisce lui, a fare un passo indietro. Una volontà di rinuncia ribadita a pochi giorni dalla riunione del Senato accademico: “Io quella cattedra non l’ho cercata, mi è stata offerta”.

A dare il via alla polemica è stata una lettera firmata dallo storico Giuseppe Ricuperati: “Petrini è il fondatore di un’iniziativa profondamente meritoria a livello nazionale e internazionale, ma che non ha veramente niente a che fare con la sociologia dell’ambiente”. E ancora: “Serve una discussione pubblica sul possibile abuso di un meccanismo, quello della chiara fama, nato per riportare in Italia grandi studiosi (vedi Carlo Ginzburg), in questo caso usato in maniera disinvolta e sconcertante”. Ugo Volli, professore di Semiotica del testo, ricorda il caso Donatella Ligresti, parla di “operazione di marketing”, quindi sintetizza in tre punti il suo disappunto. Primo: “La competenza, persona degnissima ma non è un sociologo, niente laurea né dottorato”. Secondo: “La chiara fama: i requisiti non ci sono”. Terzo: “La destinazione: che c’entra la sociologia con la facoltà di scienze e con il progetto strategico di sviluppo compatibile?”. Aggiunge la sociologa Chiara Saraceno: “Pettini ha contribuito alla cultura sicuramente più di me. Ma la questione di forma è rilevante: se si chiama un sociologo deve prima essere riconosciuto dai sociologi dell’ateneo”. Nonostante il passo indietro annunciato da Pettini, tira dritto il rettore. E il preside di Scienze Alberto Conte spiega: “Non c’è stata una richiesta ufficiale, non ci può essere una rinuncia ufficiale. L’iter è all’inizio, non si conoscono le motivazioni: manca l’ok dei Senato, del Cun e del ministro”. E alle obiezioni replica: “Nessuna laurea? Quattro a honoris causa. Nessun consulto? Fatto, con sociologi e la benedizione di Morin e Latouche. Scienze? Da tempo abbiamo aperto a discipline diverse”. Un invito a “lasciar valutare l’ateneo” arriva dal sindaco Sergio Chiamparino, che però sottolinea: “Pettini ha tutte le competenze”. Concorda il governatore del Piemonte Mercedes Bresso: “Polemica stupefacente. Così va all’estero, cosi deve andare anche da noi se vogliamo aprire i nostri atenei e liberarli da consorterie accademiche varie”. Da sociologo Giampaolo Fabris non si sente “oltraggiato” dalla chiamata di Pettini in cattedra: “Un vero sociologo militante, un social servant: Slow food, Terra madre, libri, premi... Non sono stati forse i registi i migliori sociologi dei nostri anni 60, 70 e 80? C’è da essere orgogliosi, non da avanzare pretese corporative”. Ma il passo indietro di Pettini non gli dispiacerebbe: “Da amico gli dico: Carlin tira dritto, segui la tua università e non disperderti in mille cose”.

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