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Corriere Della Sera

Arte o vino: la battaglia della Maiella ... Il museo di Joseph Beuys non piace al sindaco. Che punta sui prodotti locali. Un appello a Napolitano e a Bondi perché salvino il laboratorio di cultura a Bolognano... Ormai è guerra aperta. Arte contro politica. Da una parte, Lucrezia De Domizio Durini, personaggio atipico nel sistema dell’arte contemporanea: curatrice di mostre, editore, mecenate. Insomma, operatrice culturale, a suo modo infaticabile e carismatica. Dall’altra, il sindaco Silvina Sarra e gli amministratori di un piccolo borgo abruzzese, Bolognano (in provincia di Pescara), che il mecenatismo della De Domizio e di suo marito Buby Durini, scomparso nel Natale del ‘94, ha trasformato da circa trent’anni in un vero paese d’arte, in un laboratorio di cultura internazionale. Tutto questo grazie a preziose installazioni, architetture e conferenze che hanno richiamato artisti e direttori di musei di tutto il mondo attorno ad m ideale comune: la poetica di Joseph Beuys (1921-1986). Il che vuol dire, soprattutto, arte come impegno civile. Non a caso, proprio a Bolognano, per 15 anni, fino alla sua morte, il grande artista tedesco ha (in parte) vissuto, lavorato, lasciato importanti opere.
Una guerra, dunque, culminata qualche giorno fa con un appello, al presidente Napolitano e al ministro Bondi, “per la protezione dell’intero paese di Bolognano” davanti all’abbandono delle istituzioni. Ma cosa accade, davvero, in questo borgo medievale di trecento anime, (l’intero comune con altre due frazioni conta 1212 abitanti) nel cuore del Parco della Maiella?
Tutto è cominciato circa due anni fa quando è cambiata l’amministrazione comunale. Il sindaco Silvina Sarra, (eletto in una lista civica di sinistra) a differenza dei suoi predecessori (anch’essi di sinistra) sembra non condividere le iniziative della De Domizio per valorizzare il paese come luogo d’arte. Anzi, a detta della stessa baronessa De Domizio, sembra ostentare indifferenza, se non addirittura ostilità (negando i permessi per la realizzazione di piccole installazioni nel paese) e scelte che appaiono piccoli “dispetti di condominio” piuttosto che veri e propri attacchi all’arte.
Certo, sono ben lontani i giorni in cui il presidente Ciampi nominava Lucrezia De Domizio Durini cavaliere, e il ministro francese Jack Lang “Chevalier de l’Ordre des arts e des lettres”.
Insomma, fino a pochi anni fa la politica sembrava essere sensibile all’inarrestabile esuberanza culturale della De Domizio. Oggi non più: “Un esempio? Dal suo insediamento Ottaviano Del Turco, governatore della Regione, pur dichiarando il suo amore per la pittura, non è mai venuto a trovarci - sottolinea la baronessa -. Certo, ora ha problemi più seri...”.
Ma la goccia che fa traboccare il vaso risale a qualche settimana fa: una rotonda in una piazza che doveva ospitare la scultura di un artista locale (Renzo Tieri) e una targa in omaggio a Beuys. Il celebre artista aveva coniato uno slogan dedicato al paese che lo aveva eletto cittadino onorario: “Bolognano, il paese della cultura nella natura”, Tutta l’arte di Beuys, (schematizzando frettolosamente la filosofia del geniale artista) è d’altra parte basata proprio sull’impegno etico della centralità dell’uomo e sulla difesa dell’ambiente.
“Sa che cosa ha fatto il sindaco? - denuncia la De Domizio -. Ha deciso di modificare la targa e di scrivere: “Bolognano, Città del Vino. Pensi, città del vino! È ridicolo. Il punto non è tanto che un sindaco non capisca il significato dell’opera di un artista, ma piuttosto che un amministratore della cosa pubblica non rispetti il valore dell’arte contemporanea intesa come “bene collettivo”, un bene da difendere. Con questo gesto, apparentemente marginale, si finisce per calpestare il senso stesso della cultura come crescita civile ed etica della società”.
Nasce così, con una lettera aperta nei giornali locali, l’appello al presidente Napolitano e al ministro Bondi. Insieme a un vero j’accuse contro il sindaco, nel quale si sottolinea che “la mancanza di una solidale collaborazione debba ritenersi vergognosa per una qualsiasi persona che abbia la carica di sindaco di un paese”.
Il sindaco, al telefono, taglia corto, non vuole parlare e si limita a dire: “Non voglio polemiche”. Certo, se c’è una cosa che vale la pena sottolineare è come questo paesino sperduto nel cuore dell’Abruzzo sia invece ben noto (e anche invidiato) in tutto il mondo dagli esperti d’arte contemporanea. Lucrezia De Domizio Durini in uno slancio da vera mecenate ha investito milioni di euro (“Non ho mai avuto finanziamenti pubblici, ho dilapidato un patrimonio, ma non importa, mica me l’ha ordinato il dottore”) per trasformare Bolognano in un centro di incontri, e in un museo a cielo aperto. Su progetto di Beuys ha realizzato una costruzione sotterranea, un ipogeo di 1000 mq: è “Il luogo della natura”, che insieme alla “Piantagione Paradise” rappresentano un progetto concettuale/spirituale per la salvaguardia dell’ambiente, dell’uomo, della creatività.
Ha poi realizzato delle installazioni permanenti (con vetrine realizzate da noti artisti) in “un’idea di riqualificazione ambientale e come modello di un nuovo modo di fruizione dell’arte oltre i musei”.
In tutti questi anni, tanti compagni di viaggio: direttori dei musei più importanti (Guggenheim, Kunsthaus di Zurigo per dirne solo un paio) di filosofi (Massimo Cacciari, Massimo Donà) architetti (Jean Nouvel, Mario Botta, Renzo Piano, Italo Lupi) e musicisti (John Cage, Giorgio Gaslini). E ovviamente artisti: Burri, Pisoletto, De Dominicis, Merz, Boetti, Clemente, Chia, (“questi ultimi, prima che diventassero famosi”, sottolinea) ma anche mo1i altri pii o meno c&ebri che hanno donato opere. Le loro creazioni sono visibili nella sede dell’associazione aperta a tutti, ma gli amministratori locali, come accusa ironicamente la De Domizio non l’hanno mai voluta visitare: “Preferivano la cantina a pochi passi da noi”.
Lucrezia De Domizio Durini è come una leonessa ferita, e sola. Minuta, i capelli rossi fuoco, con una erre arrotata che accompagna le parole come schegge infuocate. E davvero arrabbiata. E delusa: “Ora sono viva e combatto, ma per quanto tempo ancora? Quando non ci sarò più che cosa ne sarà di Bolognano? Il mio è un urlo di dolore, una invocazione d’aiuto. Il rischio è la cancellazione di un pezzo di storia dell’arte contemporanea. Per questo mi appello al presidente Napolitano e al ministro Bondi. Che almeno loro possano fare qualcosa per la difesa di un piccolo lembo d’Italia che parla solo nel nome della cultura, di una cultura al servizio della società. E nel segno di Beuys”.

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