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Corriere Della Sera

Vino e liquori: anche il nonno esagera ... Dipendenze. I dati del rapporto annuale sull’alcolismo Gli opposti Un anziano su 4 oltre la soglia di rischio. Dalla relazione del ministero una singolare novità: a bere sono anche gli anziani L’Italia ha una percentuale di astemi (40%) al di sopra della media europea, ma cresce il numero di coloro che bevono con maggior frequenza (14%) contro la media europea dell’8%... L’uso e l’abuso di alcol non è in aumento soltanto fra i giovani, ma anche fra gli anziani. Lo rivela il rapporto annuale del Ministero del lavoro, salute e politiche sociali al Parlamento, in cui vengono esaminati i comportamenti a rischio della popolazione che beve, non soltanto in relazione ai danni propri, ma anche ai danni e agli effetti devastanti sul piano sociale. L’abuso di alcol, infatti, oltre ad essere il terzo più importante fattore di rischio per la salute, dopo il tabacco e l’ipertensione, può dare dipendenza, è causa di patologie di varia natura ed è all’origine di eventi traumatici, incidenti stradali, disordini mentali e comportamentali. La relazione è un appuntamento annuale dettato dalla legge 125 del 2001, in considerazione del fatto che nel nostro Paese l’assunzione di alcol è una consuetudine alimentare molto diffusa. Per questo motivo sono sotto controllo gli atteggiamenti a rischio, come il consumo di alcol fuori pasto, i consumi eccessivi e ad alta intensità (binge drinking o l’ubriacatura). Sotto osservazione anche i ragazzi dagli 11 ai 15 anni, un quinto dei quali ha consumato alcol nel 2006. Complessivamente, un quarto della popolazione italiana beve quotidianamente alcol (il 26%) con una quota pro capite di 10,45 litri all’anno, al di sopra del livello raccomandato dall’OMS, che ha fissato per il 2015 il limite di 6 litri/anno. Il 5 % della popolazione nella fascia d’età 55-64 anni, presenta consumi eccessivi. Abitudine, questa, che non si ferma con l’avanzare degli anni, perchè il 26% degli ultra sessantacinquenni (quasi 3 milioni) beve più della dose consigliata (un bicchiere al giorno) dalle agenzie sanitarie di tutto il mondo. “Questo limite, severo, specifico per gli anziani - spiega Emanuele Scafati, dell’Istituto Superiore di Sanità e presidente della Società italiana di alcologia - è poco conosciuto, eppure superarlo espone ad alto rischio di patologie croniche. Nell’anziano, infatti, la capacità di metabolizzazione dell’alcol è ridotta rispetto all’adulto. L’anziano, poi, è spesso soggetto a pluriterapie: in particolare, antinfiammatori, antibiotici e antireumatici possono esaltare l’effetto dell’alcol ingerito e nello stesso tempo diventare essi stessi più tossici per effetto dell’alcol”.

In aumento anche chi cerca aiuto...
Dalla dipendenza da alcol si può uscire. Nel 2006 sono stati 61.656 (un 10% in più rispetto all’anno precedente) coloro che hanno chiesto aiuto ai 455 servizi alcologici pubblici, distribuiti in tutte le regioni. Fra gli assistiti si rileva un aumento di coloro che abusano di birra, mentre sono in dimìnuzione quelli che fanno abuso di vino. Le regioni del Nord, in particolare Lombardia e Veneto, sono quelle con il maggior numero di assistiti; la regione con meno alcoldipendenti in trattamento è la Valle d’Aosta.

Gli eccessi nel bicchiere...
26% - Gli italiani sopra i 65 anni che bevono oltre il limite di rischio (un bicchiere al giorno) individuato per gli anziani dall’Istituto Superiore di Sanità
+6% - L’aumento annuo di patologie correlate all’alcol nella popolazione oltre i 55 anni
65,7% - I giovani tra i 20 e 24 anni consumatori di alcol. Il 23,4% ha comportamenti di binge drinking e si ubriaca
12,2 anni - L’età del primo contatto con le bevande alcoliche (media europea 14,6 anni)
61.600 - Le persone in carico ai servizi per l’alcoldipendenza (Lombardia e Veneto sono le regioni con più assistiti)

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