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Corriere Della Sera

L’alcol ai minorenni: Milano
vuole il divieto totale ... Acquisti proibiti in bar e negozi. I locali: non servirà... La birra al pub con i compagni di liceo? Scordarsela. Il vino, comprato magari per i genitori, al supermercato sotto casa? Niente da fare, proibito. La crociata è partita da Monza. Dove dal primo luglio scatterà un’ordinanza per impedire la vendita di alcol a chi ha meno di 16 anni. Neanche 24 ore e Milano ha già rilanciato: aranciata e Coca Cola fino a diciotto anni. Il Comune firmerà nei prossimi mesi la sua ordinanza: niente birra o vino ai minorenni. L’assessore alla Salute Giampaolo Landi di Chiavenna ragiona per cifre. “Una nostra ricerca ci dice che il 40% dei 15enni milanesi ha già vissuto l’esperienza di almeno una sbronza.

A Milano si comincia a bere intorno ai 13 anni, alle prime festicciole con i compagni di classe. A 15 l’ubriacatura di massa è già regola. Bisogna intervenire prima che il fenomeno diventi fuori controllo”. Raccontano i responsabili della Croce Rossa milanese che al venerdì e al sabato sera il 50% degli interventi serve a soccorrere giovani e giovanissimi usciti malconci dalle prime bevute in compagnia. Un’ambulanza su due impegnata a soccorrere ragazzini cotti di Caipirinhe e Negroni. E i volontari assicurano che il fenomeno è ormai unisex. A stare male sono sempre più spesso le ragazze, che magari si presentano all’appuntamento con l’alcol a stomaco vuoto, perché poi c’è la paura d’ingrassare e di esagerare con le calorie. “Il provvedimento dimostra grande sensibilità sociale”, esulta il Movimento Genitori della Lombardia: “Fondamentale, però ora che sia il Parlamento a legiferare, allineando l’Italia agli altri Paesi europei”. L’iniziativa raccoglie anche tante perplessità. Al partito degli scettici s’iscrive di diritto Lino Stoppani, il presidente dei locali pubblici milanesi. “Noi siamo pronti ad adeguarci, nessun problema”, premette. “Ma poi siamo sicuri che coi divieti si raggiunga davvero il nobilissimo scopo? Non è che la voglia di trasgredire diventa la molla che ti fa attaccare alla bottiglia? ”.

Poi c’è il problema dell’abusivismo, che con i divieti e le proibizioni rischia di diventare fenomeno ancor più diffuso. “Chi controllerà che fuori da una discoteca i ragazzi non trovino un ambulante pronto a venderti sottocosto quello che a noi è proibito?”, chiede Stoppani. Milano come una Chicago anni ’20? “Un proibizionismo di piccolo cabotaggio più inutile che pericoloso”, dice Nando Dalla Chiesa, ex candidato sindaco per il centrosinistra ora emigrato a Genova. “Non risolve, questo è sicuro”, conferma l’attrice Lella Costa. “Però ha un merito questa ordinanza: puntare i riflettori su un tema, quello dell’alcol, spesso sottaciuto ”. “È il concetto di tolleranza zero che non serve a niente ”, attacca Don Gino Rigoldi, prete di frontiera e cappellano del carcere minorile del Beccaria. “Queste campagne durano sì e no due settimane. Poi dei divieti e delle proibizioni scritte sulla carta nessuno si ricorda più. La verità è che serve educazione, non proibizioni inutili”. “E poi, che significa? Uno da Milano va ad Assago e il divieto è bello che aggirato”. Il problema dei controlli, insomma. L’assessore milanese immagina naturalmente che a girare per la città a fare multe ai trasgressori siano vigili e finanzieri. L’obiettivo finale però è più ambizioso. “Mi piacerebbe che nei controlli siano coinvolti anche i volontari, magari gli stessi genitori”. Guai a chiamarle ronde, però.

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