02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Corriere Della Sera

Triangolo del Prosecco, dove non c’è crisi ... Veneto, come è cambiata una delle zone più povere d’Italia. Ristoranti, alberghi e vino: una formula che funziona... Sul bordo della piscina del Ca’ de Lac, davanti a Revine Lago, profondo Veneto, i libri lasciati sui tavolini sono come dei passaporti:“35 meals for less than 25 euro”,“Mannen die vrouwen haten” (versione olandese del tormentone di Larsson“Uomini che odiano le donne”) e una rara edizione francese del“Secret du Bosco vecchio” di Buzzati. Siamo sulla strada che da Vittorio Veneto porta a Valdobbiadene e che, con Conegliano, forma un triangolo. La strada del Prosecco o“Zaialand”, come si scherza da queste parti. Il ministro dell’Agricoltura, Luca Zaia, è di Conegliano. Lui che - come raccontano i ristoratori - è un ottimo sommelier, da buon leghista non ha dimenticato che il territorio è politica: la sua presenza agli appuntamenti locali anche ora che è ministro non sembra mai offuscata dall’agenda degli impegni governativi. Quest’anno tra eventi legati al vino locale e feste tradizionali come quella attesissima degli“Omi” nel Trevigiano il ministro ha passato qui una buona parte dell’estate. Senza contare che tutti considerano una sua vittoria personale il riconoscimento della Docg arrivato solo poche settimane fa. Sono passati 40 anni da quando il Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene è diventato Doc e l’area era una delle più povere d’Italia. E si vede, il panorama non ha nulla di quelle immagini da Italia depressa che ancora si scorgono nelle vecchie fotografie in bianco e nero attaccate all’ingresso delle trattorie. Ora la Strada è un susseguirsi di ristoranti di alta cucina, strutture moderne, borghi e paesaggi che hanno poco da invidiare alla Toscana. La strada che ha appena chiesto di essere valutata dall’Unesco come possibile patrimonio dell’Umanità è un gioiellino come il Castelbrando a Cison di Valmarino e l’Abbazia di Follina che si incontrano lungo la parte alta del percorso. In realtà quella del Prosecco è stata la prima via ufficiale legata a un vino: dopo essere stata pensata già negli anni Trenta sul modello delle strade della zona del Reno, è stata inaugurata nel ’66. Ma nel tempo il percorso aveva perso smalto prima della seconda giovinezza del vitigno locale che negli ultimi anni è cresciuto anche a due cifre sia come produzione che come distribuzione (+ 15% nel 2007). Ma ora? Cosa sta succedendo con la crisi? L’enoturismo è in piena esplosione. E mentre le aziende storiche venete come il produttore di occhiali Safilo e i sanitari della Dolomite (gruppo Ideal Standard) fanno pesantemente i conti con la crisi finanziaria, con la Cassa integrazione e con i tagli, il distretto del Prosecco sembra tenere le posizioni grazie alle orde di turisti stranieri che arrivano nei torpedoni, spendono soldi nelle strutture alberghiere, nei ristoranti e fanno shopping acquistando intere casse prima di risalire sui pullman e rientrare al Nord:“Per ora non ci possiamo lamentare - spiega Alberto che gestisce con la moglie il ristorante Andreetta a Rolle di Cison di Valmarino, primo borgo italiano tutelato dal Fai - i turisti arrivano soprattutto dalla Germania e dall’Austria. Stanno qui qualche giorno, fanno acquisti, dormono, mangiano”. E alla fine i conti tornano. Insomma, se la produzione di Prosecco in quanto tale ha tenuto sul fronte della produzione, pur dovendo cedere qualcosa su quello dei prezzi, è tutto il sistema enoturistico che sta reggendo.“L’offerta di camere e B&B nel distretto è decuplicata negli ultimi 10 anni - certifica Giancarlo Vettorello, direttore del Consorzio di tutela del Prosecco Doc di Conegliano e Valdobbiadene -. A luglio la produzione era in pareggio rispetto allo stesso periodo del 2008 anche se il prezzo di acquisto della materia prima, cioè dell’uva presso i produttori locali, si è ridotto di circa il 10%. Ma, appunto, è tutto il distretto nel suo insieme che sta mostrando di saper reagire molto meglio di altri all’attuale crisi. Anzi volendo potremmo anche dire che la situazione attuale ci permette una pausa di riflessione sulla produzione dopo la crescita a due cifre degli ultimi anni e l’arrivo della Dogc mentre sul piano dell’offerta turistica possiamo ragionare sul consolidamento”. Nel 2008 la produzione era stata di 7,4 milioni di bottiglie per un giro d’affari di 370 milioni di euro. A questa cifra andrebbero poi sommati tutti i fatturati delle migliaia di camere, hotel, ristoranti, strutture di benessere e Bed & Breakfast. Anche perché spesso sono gli stessi proprietari dei vitigni che hanno ristrutturato vecchi edifici iniziando ad offrire anche camere e ristorazione. Bisognerà attendere la fine dell’anno per avere il“bilancio” della distribuzione visto che i conteggi con enoteche e grande distribuzione non vengono fatti trimestralmente come avviene per la produzione. Troppo complicato. Per ora quello che emerge è il vantaggio di rappresentare una nicchia di fascia inferiore di prezzo rispetto a spumanti e champagne (i produttori francesi delle bollicine più nobili hanno da poco comunicato di aver perso il 30% del giro di affari a causa dell’attuale crisi). Come dice scherzando Enrico Marchi, qui il prosecchin si beve sempre. Eppure è curioso che il distretto tenga grazie alla spesa fatta dagli stranieri. L’area sembra seguire lo stesso destino felice di altri territori legati geograficamente a personalità politiche. Ma il paradosso come era avvenuto nella Toscana di qualche decennio fa è che la Strada è più nota all’estero che a livello nazionale. E il risultato è un melting pot in salsa veneta: mentre si parla di ritorno dei dialetti nelle scuole non è inusuale assistere a colloqui teatrali tra turisti e ristoratori che cercano di comunicare a gesti. Mentre nei menu capita anche di passare dal nome dei piatti veneti in dialetto alla traduzione in inglese. Saltando a piè pari l’italiano. È per questo che non bisogna stupirsi nello scorgere libri in lingua straniera gettati sulle sdraio delle piscine lungo il lago.“La presenza di tedeschi - spiega Vettorello - non è un caso. La Germania è il primo Paese per le esportazioni del Prosecco”. D’altra parte il vitigno è talmente noto all’estero da meritarsi l’attenzione di produttori non sempre“certificati”. Non è inusuale nei cocktail internazionali trovarsi di fronte al Prosecco“brasiliano” magari servito con un buon Toscaniño, altro prodotto che il Paese sudamericano ci copia ormai da diversi anni.“La cosa non ci preoccupa - conclude Vettorello - è un prodotto che si rivolge di sicuro a un altro tipo di clientela. Chi vuole il Prosecco compra quello vero. Certo è che non si può mai abbassare la guardia. E la Docg ci aiuta anche in questo”.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Pubblicato su