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Corriere Della Sera

“Prezzi più bassi per vincere all’estero” ... Vendere i 45 milioni di ettolitri divino prodotti ogni anno. Questa la sfida che i viticultori italiani affrontano e che di recente, con la crisi, è diventata più ardua. Secondo dati dell’Istituto nazionale di economia agraria (Inea), è l’Unione europea a sostenere la domanda, a fronte di una battuta d’arresto dei Paesi terzi. In particolare, si registra una buona ripresa delle esportazioni verso la Germania, mentre segnali negativi arrivano dagli Stati Uniti, dove le esportazioni italiane perdono il 14% in volume. L’export sta calando soprattutto in termini di valore e tra gennaio e maggio ha perso l’8,4%. Questo perché la crisi ha fatto scendere i listini. Secondo Confagricoltura i prezzi sono molto diminuiti rispetto allo scorso anno: il vino che ha risentito maggiormente è il rosso da tavola che tra luglio 2008 e lo stesso mese del 2009 ha perso il 23%. I rossi doc e i docg sono scesi in media del 14%. E ha dovuto abbassare i listini anche il re del re dei vini italiani, Franco Biondi Santi, proprietario dell’omonima cantina storica, ereditata dal nonno Ferruccio che per primo alla fine del 1800 produsse il Brunello di Montalcino. Per capire l’importanza di queste bottiglie, basti pensare che il Riserva 1955 è l’unico italiano presente nella classifica dei 12 miglior vini del secolo scorso stilata dal prestigioso Wine Spectator. “Ho dovuto diminuire i prezzi anch’io – ammette - così come hanno fatto i francesi, che hanno quasi dimezzato i loro listini”. Il punto debole sono gli Stati Uniti, proprio il Paese dove nel 1932 cominciò l’export del suo Brunello. Per continuare a mantenere la qualità anche in periodi in cui il mercato non va bene Franco Biondi Santi si rivolge alle banche: “Aiutateci a continuare a fare qualità attraverso un sostegno finanziario che, se necessario, possa avere una garanzia statale”. A parte l’aristocrazia del vino, chi ha il polso di un mercato più ampio perché produce su tante fasce è Banfi, della famiglia americana di origine italiana Mariari. “Il periodo peggiore è stato il primo trimestre dell’anno - spiega Enrico Viglierchio, general manager dell’azienda toscana - mentre a settembre le spedizioni hanno ripreso bene. Il vero banco di prova sarà la campagna natalizia”. Anche per Banfi, il mercato più in crisi è quello americano: “Abbiamo bisogno che gli Usa ripartano - dice Viglierchio - ma nel frattempo dobbiamo imparare a fare squadra. Per esempio, se 35 produttori si mettono assieme e acquistano 35 pagine pubblicitarie su un’importante rivista enologica americana hanno la forza che invece non hanno 35 produttori che vanno da soli a comprare una pagina”. Altro punto per Banfi è il prezzo, che nelle bottiglie di fascia media deve scendere se il vino italiano vuole continuare a essere competitivo. La stessa esigenza è avvertita da Fabrizio Maria Marzi, direttore ed enologo dell’azienda Travaglino, nell’Oltrepò Pavese: “Il vino made in Italy e irripetibile, ha una storicità e una varietà che non hanno eguali e non sono replicabili, ma il consumatore medio non è abituato a capire le differenze. All’estero è forte la concorrenza di vini australiani e cileni, ma anche di quelli di Cina e India che stanno cominciando a produrre. Dobbiamo essere pronti a portare sui mercati un prodotto unico, a un prezzo competitivo”. Meno coinvolta da queste problematiche è una piccola, ma crescente, parte del mondo del vino italiano, quella del biologico. “Noi non guardiamo alla crescita dei volumi, ma del valore - spiega Nicola Donadio, proprietario della Tenuta Del Barco nel Salento -. Non facciamo una battaglia sul prezzo, ma puntiamo sulla sempre maggiore richiesta di prodotti privi di elementi di sintesi. E i numeri dimostrano che l’attenzione aumenta: ogni anno abbiamo in media il 20% di clienti in più”. Molti considerano come vero pericolo imminente per il mercato interno la campagna anti-alcol. Proprio sulla promozione del giusto consumo è centrato il Wine Show di Torino che si terrà al Lingotto dal 24 al 26 ottobre. Tema dell’edizione 2009: “Il vino quotidiano e il bere consapevole”.

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