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Corriere Della Sera

“Dimmi dove guidi, ti dirò quanto bere”: il federalismo etilico ... La Lega friulana: limiti diversi per regione... Lo hanno chiamato “federalismo etilico”. E anche se ci hanno messo le virgolette il senso non cambia mica. Perché la mozione che Federico Razzini, vice capogruppo della Lega nord, ha presentato in giunta in Friuli insieme con il consigliere del Pdl Piero Tononi chiede in maniera esplicita al governo nazionale di modificare i tassi alcolemici previsti per la guida di un’automobile. E di modificarli su base regionale. Già, proprio così, la mozione chiede di “conferire alle Regioni la facoltà di fissare la soglia più adeguata alla realtà e alle abitudini locali”. Per capire: oggi non ci si può mettere alla guida di un’auto se si ha nel sangue una concentrazione di alcol superiore a 0,5. I due consiglieri friulani vorrebbero che questa soglia si potesse elevare anche fino a 0,8, magari nelle Regioni del nord dove si produce e si beve più vino. Le reazioni non si sono fatte attendere. Il più caustico? Il presidente della Toscana, Regione che in quanto a vino ha ben poco ad invidiare nel mondo. Lui, Claudio Martini, questa proposta qui per non la vuole nemmeno commentare: “Spero sia soltanto uno scherzo di qualcuno che ha bevuto troppo”, taglia corto infatti. A Martini fa eco Mercedes Bresso, governatore del Piemonte: “Questa mozione mi fa ridere. Ma come? L’Italia è un Paese dove tutti producono vino e dove tutti bevono. E per quale motivo il Piemonte dovrebbe essere diverso dalla Sicilia? Non capisco il senso. La Lega farebbe bene ad occuparsi di federalismo, ma quello vero, non quello alcolico”. Luca Zaia, ministro leghista dell’Agricoltura, cerca di buttare acqua sul fuoco delle polemiche: “Capisco il perché di questa mozione: cerca di sollevare nuovamente il problema dei limiti alcolici in Italia. Non dimentichiamoci che 0,5 corrisponde, comunque, a due bicchieri di vino. E non dimentichiamoci nemmeno che la percentuale degli incidenti stradali per guida in stato di ebbrezza equivale al 2,09%. È ora di finirla di mettere il vino sul banco degli imputati. Ma non ha senso parlare di diversificazione regionale”. La proposta dei consiglieri friulani non trova sponda nemmeno nel governatore del Veneto. È inflessibile Giancarlo Galan: “Non facciamo il Paese dei furbetti. Quello dove si fanno buone leggi e poi si trovano tutte le vie per aggirarle. E intanto sulla strada i morti aumentano. Non c’è da muoversi: il limite di 0,5 non si tocca. In tutta Italia”. Galan difende fino in fondo il buon vino veneto, “uno dei migliori al mondo”. Ma mette in guardia: “Ci sono tanti momenti per berlo, di sicuro non quando ci si deve mettere alla guida”. E appresso a lui anche Carlo Giovanardi, il sottosegretario che della battaglia contro le stragi del sabato sera ne ha fatto una ragione quasi di vita: “Voglio prendere questa proposta come una battuta. Non posso fare altro. La misura dei tassi alcolemici è stata sperimentata scientificamente. E mi sembra fin troppo scontato dire che bere è pericoloso per sé e per gli altri tanto a Palermo quanto a Udine”. Da Trieste, però, qualche spiraglio si apre. Ci pensa Renzo Tondo, presidente del Friuli-Venezia Giulia, che se pure sulle prime mette le mani avanti - “Penso che abbia molto più senso occuparsi di federalismo economico e non certo di federalismo etilico” -, poi si apre: “Vorrei un’applicazione più elastica delle norme sui tassi alcolemici. Certo non è proprio il concetto di divisione regionale quello da applicare, però non è giusto che lo 0,5 sia dirimente per tutti quanti”.

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