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Corriere Della Sera

Caravaggio, autoritratto nella brocca ... Mina Gregori: “Dipinse se stesso. Meglio una scoperta che mostre inutili”... Intomo al 1596-97 Caravaggio si dipinse in maniera microscopica dentro la brocca del suo Bacco, quasi presagio al naufragio nel vino e nei bagordi che di lì a poco avrebbe caratterizzato la sua stessa vita. Le iniziative che si vanno predisponendo per il IV centenario della morte del Merisi (18 luglio 1610) incominciano con questa scoperta conseguita, come ormai sta diventando abitudine negli studi d’arte, attraverso analisi scientifiche. Una riflettografia multispettrale condotta da Art-Test sulla piccola tela (95 x 85cm) del Bacco conservato agli Uffizi ha rivelato ciò che da secoli si sospettava, ovvero che anche il Merisi si fosse ritratto specchiandosi direttamente nel quadro mentre dipingeva. La novità, documentata in “Nuove Scoperte sul Caravaggio”, edita dalla Fondazione Roberto Longhi, sarà presentata oggi dal Comitato nazionale per le celebrazioni del IV Centenario alle 15.30 presso l’Aula Magna di Studio Art Centers International (via Sant’Antonino 11, Firenze) da Mina Gregori e Roberta Lapucci. “Nella caraffa alla destra di Bacco - afferma la Gregori, una delle maggiori studiose del pittore - Caravaggio dipinse la sagoma di un personaggio In posizione eretta, con un braccio sporgente in avanti verso un cavalletto da pittore con sopra una tela. Di questa sagoma sono distinguibili i lineamenti del volto, in particolare naso e occhi. Per me è il suo autoritratto mentre stava dipingendo. Anche il Merisi, infatti, dipingeva utilizzano gli specchi nei quali si rifletteva, come racconta Baglione, un suo biografo”. Scrive infatti Giovanni Baglione in “Le Vite de’ Pittori, Scultori, Architetti, ed Intagliatori” del 1642 che il Merisi “fece alcuni quadretti da lui nello specchio ritratti. Et il primo fu un Bacco con alcuni grappoli d’uve diverse”. Anna Pelagotti, che ha condotto la riflettografia multispettarle a infrarossi, spiega perché si arriva solo oggi alla scoperta del particolare: “Perché sopra al particolare sono stesi una vernice colorata e materiale depositato nei secoli; per cui senza gli infrarossi la sagoma non è visibile. Di certo Caravaggio la dipinse, e sembra proprio di vedere un giovanissimo Merisi, che crea con il pennello in mano”. La lettura a infrarossi è un’operazione della durata di un’oretta e dal costo massimo di circa mille euro. “Meglio una scoperta come questa che predisporre per l’anniversario esposizioni inutili, con vecchi quadri, senza tenere conto di tutto il dibattito avvenuto sul pittore dalla mostra di Longhi del 1951 a Milano ad oggi”, afferma la Gregori. “Negli ultimi decenni si sono moltiplicate le interpretazioni sul pittore: giudico sbagliate le proposte, che ho sentito ventilare, di fare per l’anniversario solo esposizioni con quadri del Merisi e non dei caravaggeschi. Bisogna discutere ancora molto delle sue attribuzioni! Prendiamo il “Narciso”; nell’85 io stessa ho sostenuto che fosse autentico; oggi siamo propensi a ritenerlo di altro autore, forse dello Spadarino”.

Il Comitato è presieduto da Maurizio Calvesi ed è stato proprio lui, in una riunione preliminare, ricorda la Gregori, “a suggerire di finanziare analisi di laboratorio. Io ero scettica, ma mi sono convinta”. Di certo gli studi di storia dell’arte si stanno spostando sempre più da un piano di lettura anche narrativa dell’opera (come era proprio pure del Longhi) a uno di indagine scientifico-oggettivistica, che di certo aumenta i dati di conoscenza, ma che non accompagna a una vicinanza emotiva ed empatica con l’opera. Che il volto del Merisi fosse nascosto da qualche parte nel dipinto di Bacco si sospettava. Ma nessuno l’aveva documentato. A seguito della pulitura di questa tela, nel 1922, Matteo Marangoni disse infatti di aver scorso, riflessa nella brocca una testina simile al “Fruttaiolo” o al “Bacco” Borghese, che volle ricollegare alla fisionomia dello stesso Caravaggio: “Grandi orbite oculari, naso a base larga e un po’ camusa, labbra carnose e semi aperte”. Da allora solo oggi, ma agli infrarossi, si riesce ad intravedere un casco di capelli neri, un accenno di volto, un tocco di bianco per il colletto. Altre interpretazioni, pure autorevoli, ritengono che sia invece il volto del Bacco l’autoritratto del pittore, anche se ignoravano l’esistenza di una figura dentro la brocca.

Il “Bacco” fu commissionato al Merisi dal cardinal Del Monte per regalarlo a Ferdinando I de’ Medici in occasione della celebrazione delle nozze del figlio Cosimo II. Nella tela il vino è stato versato da poco e Bacco tiene in realtà in mano il calice con poca sicurezza. Maurizio Calvesi ha interpretato questo quadro come opera di genere allegorico-mitologico: l’androginia del soggetto è da intendersi come unione dei contrari. Per altri l’opera allegorizza il sangue di Cristo offerto per la salvezza dell’uomo.

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