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Corriere Della Sera

Scocca l’ora delle prime donne. “Qualità sì, ma anche business” ... Sono riunite in un’associazione che conta circa ottocento iscritte... Cresce sempre più la presenza femminile nel mondo dell’enologia... La quota, qui, non è rosa ma rosé. Come il vino. E le sue prota goniste. Sempre più numerose, brave, toste, inarrestabili. Visibili, soprattutto. Spiega Tiziana Frescobaldi: “Dietro le quinte, le donne hanno sempre lavorato nelle aziende di famiglia. Ma il fenomeno recente è la loro affermazione personale, in un mondo ancora maschilista. Voglio dire che oggi le signore detengono ruoli chiave. Sia a livello manageriale che tecnico. Un esempio? Le enologhe, fino a pochi anni fa, erano una rarità assoluta. Adesso ce ne sono parecchie; brave, affidabili. E molto capaci nell’interpretare i gusti dei consumatori contemporanei”. Se la cantano e se la suonano, si potrebbe osservare. Forse. Tuttavia, il successo ottenuto è indiscutibile. Prendiamo Donatella Cinelli Colombini, senese, 57 anni. Dopo aver lavorato per 14 anni nell’azienda di famiglia, nel ’98 ha cominciato a far da sé, in altri poderi dei genitori. Nel frattempo aveva già fondato il “Movimento del turismo del vino” e inventato “Cantine aperte”. Al netto dei libri scritti, dei premi ricevuti, Donatella si è lanciata nel “Progetto Prime Donne”. Che mette insieme vino e cultura. La cifra “rosa”, esaltata al massimo, sta nella sua cantina di Montalcino, “Casato Prime Donne”. Qui l’organico è tutto femminile. Dall’enotecnica Barbara Magnani alle cantiniere. Non è tutto. Di recente, Cinelli Colombini ha ingaggiato come consulente un’enologa francese, con curriculum a dir poco prestigioso. Si chiama Valerie Lavigne, 43 anni, ricercatrice all’Università di Bordeaux; ha lavorato nelle cantine più importanti del mondo. Chateaux d’Yquem, Margaux, Cheval Blanc, per citarne alcune. Va da sé che al Vinitaly il mondo femminile sarà ben rappresentato. Tante signore delle vigne agli stand e non solo. L’immagine forte della categoria riunita è l’Associazione “Donne del vino”, fondata da poco più di vent’anni. Così, nuove generazioni crescono. Nel gruppo, ci sono anche le ristoratrici, le enotecarie, le giornaliste del settore. Poco meno di 800. Ma lo zoccolo duro - circa 500 - è composto dalle produttrici. Nomi noti e meno noti della viticoltura italiana. Molte di loro lavorano con i mariti, i padri, i fratelli, ma con identità e ruoli ben marcati: Frescobaldi, Antinori, Allegrini, Boscaini, Moretti, Cinelli Colombini, Gaja, Foradori... La nuova presidente dell’Associazione è Elena Martusciello. Delegata della Campania, subentra a Pia Donata Berlucchi. Sarà presentata ufficialmente l’8 aprile, al Vinitaly, durante la Cena di Gala. Nell’occasione, enuncerà le linee guida del programma. Anticipa: “Il nostro Statuto parla di promozione della cultura del vino. Dati i tempi - e mi riferisco alla crisi - occorre fare un passo in avanti. Puntando anche sull’aspetto commerciale. In altre parole, l’obiettivo vendita è in primo piano”. Ma le donne, intraprendenti, sono già su questa strada. Racconta Anna Abbona, piemontese, presidente della storica casa “Marchesi di Barolo”: “Viaggiando all’estero con mio marito, ho capito che produrre vino, vino buono, non basta per entrare nel cuore dei consumatori. L’ospitalità è una carta importante da giocare. Fatto sta che, nella sede storica, abbiamo aperto un ristorante. L’idea è stata mia. Abbinare cibo, vino, territorio, è il migliore biglietto da visita”. Patrizia Felluga, friulana, “figlia d’arte”, presidente del Consorzio Collio e Carso, dopo aver chiuso con l’azienda di famiglia, decide di recuperare un antico vigneto, dal nome austro-ungarico, “Zuani”. E nel 2007, a pochi passi dalla cantina, apre la trattoria “Luka” (“porto”, in sloveno). “Ho mantenuto il nome - osserva - perché interpreta la nuova sfida: un porto dove i viaggiatori possano degustare i vini bianchi del Collio”.

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