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Corriere Della Sera

Casa Azzurri, enclave a difesa del made in Italy ... La gigantografia di Andrea Pirlo campeggia ancora sulla bandiera piantata all’ingresso. I poster con Cannavaro che solleva la Coppa sono immobili al loro posto. Qui il tempo sembra essersi fermato a un attimo prima che l’arbitro fischiasse la fine di Solvacchia-Italia certificando il fallimento della nostra missione in Sudafrica. L’atmosfera però non è reale: l’aula magna dove Lippi se l’era presa con i politici, annunciando che non li avrebbe fatti salire sul pullman dei vincitori, ora è deserta. Storia di Casa Azzurri, l’enclave italiana posta tra Johannesburg e Pretoria che non molla perché qui c’è comunque da difendere l’immagine nazionale. Archiviata la figuraccia con il pallone, ci si difende con il vino, i formaggi e la pizza sfornata dai maestri pizzaioli di Napoli: “Italian food. The natural winner” recita lo slogan: cibo italiano, il vincitore naturale. “Dopo l’eliminazione degli azzurri ci sono stati attimi di demoralizzazione - confessa Gianluigi “Giangi” Lo Faro, responsabile del complesso apparato organizzativo e inventore del marchio Casa Azzurri, ora peraltro rilevato dalla Figc -. Adesso però siamo tutti pronti a ricominciare” come conferma Chiara Sansone in rappresentanza delle hostess che costituivano un po’ il collante di questa finestra aperta sul nostro Paese: “Ci siamo dovuti rimboccare le maniche perché l’assenza dell’Italia pesa sotto l’aspetto psicologico”. Il tempo si è fermato in questa piccola comunità di 4.000 metri quadrati sorta sfruttando le strutture del Cornwell College, 3 milioni di euro di investimento coperti da 24 sponsor perché, sottolinea Lo Faro, “il calcio è un veicolo promozionale potentissimo: comunque se ne parla”. Qui in un paio di settimane sono stati serviti 20.000 piatti di pasta e circa 15.000 tazzine di caffè: ora, evidentemente, mutano le strategie, “si punta ad una platea più locale che italiana” anche perché un ruolo decisivo nella realizzazione di Casa Azzurri lo ha svolto il Ministero delle politiche Agricole. Tenuto conto del fatto che il Sudafrica viene considerato un mercato strategico, la promozione dei vini e del cibo italiani proseguirà in maniera massiccia anche sul territorio. “Organizzeremo serate di gala e concerti con artisti locali, jazz e gospel. Coinvolgeremo le famiglie dei 1.800 studenti del College ma anche le università”. Casa Azzurri, insomma, continuerà a splendere di luce propria, senza doversi aggrappare ad una squadra inaffidabile. Però, visto che, a dispetto della bocciatura dei Bafana Bafana, il Sudafrica è ancora nel pallone, in quella che era la casa della nostra nazionale troveranno accoglienza i tifosi vip delle altre formazioni: “Abbiamo invitato i dipendenti delle Ambasciate delle nazioni che sono ancora in gara: qui potranno assistere alle partite della loro squadra”. Megaschermo, pasta, pizza e un bicchiere di buon vino delle nostre parti. E la vittoria di un’Italia che non ha bisogno di sfinirsi nell’attesa dei gol di Gilardino e Di Natale.

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