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Corriere Della Sera

E se i francesi annoiano, ci sono i tedeschi … Se pensiamo a un vino francese (champagne a parte) pensiamo al Bordeaux. Non stupisce che valga più dell’oro e del petrolio: è il vino che ha fatto grande la Francia, da un punto di vista enologico. La sua fortuna deriva dalla condizione climatica e dalla collocazione geografica, con l’estuario della Gironda che ha permesso, nei secoli, l’attracco delle navi per il commercio delle preziose botti. Nella zona del Bordeaux (80 per cento della produzione di rosso) sono state perfezionate le tecniche di produzione poi imitate in tutto il mondo, Letteratura, cinema, televisione hanno contribuito a creare il mito di questo vino. Non è azzardato il paragone con le grandi zone aurifere africane e la regione diamantifera al confine tra Sudafrica e Namibia dove è vietato uscire dalla strada segnata perché le preziose pietruzze si trovano cosi, semplicemente per terra. Il Bordeaux è come una miniera a cielo aperto, ma non è la sola, se parliamo di vino. E il vino di qualità, in generale, che rappresenta, malgrado qualche difficoltà dovuta alla crisi economica, un investimento sicuro. Nel 2010, ad esempio, si stima che siano state consumate 376 milioni di bottiglie di bollicine italiane, di cui quasi 226 milioni spedite all’estero (più 4 per cento). Anche l’Italia ha i suoi pezzi pregiati. Esistono annate buone o meno buone, ma la forza economica del vino sta nella sua ampia offerta e nella possibilità di trovare soddisfazione non solo nelle grandi e costose etichette ma di ottenere un buon rapporto qualità-prezzo anche in produttori minori, come conoscenza, ma bravissimi. fi vino, a differenza dell’oro e del petrolio, irriga il solco della tradizione che sta alla base della nostra civiltà: è la chiave della convivialità, antica e moderna. Il vino, poi, è diventato il grande investimento dell’ultimo ventennio, a tutte le latitudini. Dall’Australia al Cile, dal Sudafrica all’Argentina, dalla Nuova Zelanda alla California, oltre alla Vecchia Europa, il vino offre ormai una possibilità di scelta e di competizione che l’oro e il petrolio non hanno. Se non ti piace il vino italiano, puoi provare con un francese, se i francesi ti annoiano puoi spostarti sui tedeschi. Gli argentini sono migliorati moltissimo, gli ungheresi sono sorprendenti. Con oro e petrolio non si può scegliere. Il vino è libertà. Un bicchiere a pasto (odi più per chi lo regge meglio) e si può immaginare un mondo migliore. Un mondo, ad esempio, dove non si facciano guerre per oro e petrolio, come invece è successo e succede.

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