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Corriere Della Sera

Vino, i produttori alla svolta: aggregarsi per competere. Un settore dalla doppia vita: in calo nei consumi interni e in continua crescita nell’export (+11,7%). Il vino italiano con i suoi 3,9 miliardi di euro (di esportazioni) si conferma prima voce della bilancia agroalimentare, spingendo il settore oltre la crisi. C’è euforia e un “goccio” di apprensione tra gli stand del Vinitaly a Verona: per competere sul mercato la dimensione fa la differenza, mentre il nostro è un comparto frammentato dove i piccoli produttori non hanno la forza per andare all’estero. E se il neo ministro delle politiche agricole Saverio Romano sollecita le Regioni affinchè spendano i 500 milioni della Ue per sostenere la comunicazione delle imprese, c’è chi spinge sull’acceleratore dell’aggregazione tra marchi concorrenti. “Gli Usa, il mercato più grande del mondo, continua a crescere, insieme con la Germania e i Paesi del Bric - spiega Piero Antinori, presidente dell’Istituto Grandi Marchi, composto dalle 17 griffe enoiche del Paese insieme per promuovere la cultura e la commercializzazione del vino di qualità - un’occasione da non perdere per il Made in Italy del vino”. Star di questa 45esima edizione della fiera veronese proprio per il cotè internazionale: Gianni Zonin premiato con l’AmCham wine excellence award per la tenuta di Barboursville, un ponte politico-culturale fra le due nazioni; Guido Berlucchi e Santa Margherita, che hanno ricevuto il Premio Internazionale Vinitaly 2011. “Abbiamo sposato l’approccio eno-gastronomico - dice Gaetano Marzotto, presidente di Santa Margherita - E lo chef Fabio Viviani, con il suo ristorante a Los Angeles, è diventato il nostro testimonial negli Usa”.

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