02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Corriere Della Sera

Minibus per gli operai. Così la Nutella ha salvato il Barolo ... La filosofia. Mai perdere il contatto con la terra... Per i funerali di Pietro Ferrero, Alba e le Langhe si sono vestite a lutto: Cortemilia, Levice, San Benedetto Belbo, Mombarcaro, Niella Belbo, Feisoglio, Cravanzana, Bosia. Negli anni 50, molti paesi della Langa sono riusciti a frenare l’emorragia dello spopolamento e a ritrovare nuove forme di vitalità grazie a “la fabrica d’la ciculata”, la fabbrica della cioccolata. La Ferrero non è stata solo un’opportunità di lavoro, ma un modello di integrazione nel territorio, un’occasione per curare la malattia sociale dello sradicamento. Quando, nell’immediato dopoguerra, il capostipite Pietro Ferrero potenzia ad Alba, in via Rattazzi, il suo laboratorio di dolci per la produzione della “pasta Giandujot” (divenuta poi “SuperCrema”) ha bisogno di tre cose: il cacao (meglio, il surrogato di cioccolato che era arrivato in Italia con gli americani), la manodopera e le nocciole. Le seconde due si trovano in loco. Allora la Langa era quella descritta da Beppe Fenoglio nella “Malora”: miseria e abbandono dei campi; i prati incolti, finiti in gerbido e i filari non curati parlavano di stanchezza, di rassegnazione, di agricoltura della sopravvivenza. Se i padri erano emigrati nelle Americhe o in Francia in cerca di fortuna, i figli vendevano terra e bestie per trasferirsi in Liguria, per reinventarsi vinai, panettieri, macellai. È il “mondo dei vinti”, quello mirabilmente descritto da Nuto Revelli, il grande etnografo della cultura contadina: la nascente industrializzazione strappava i giovani dalle campagne e il mondo contadino sembrava non avere più un domani. Dalla Langa ci si muoveva in tre direzioni. A valle, dove passava il treno verso Torino, i contadini ambivano a diventare operai della Fiat, affollando ogni mattina vagoni pienissimi - “le tradotte dei pendolari Fiat” - pur di ottenere una cosa fino ad allora sconosciuta: la busta paga. Dopo qualche anno si trasferivano a Torino, si inurbavano. In alternativa alla Fiat, in direzione Savona, c’era l’Acna di Cengio, l’inferno dell’Acna. “Travajé al Ceng”, come si diceva in dialetto, era una delle poche possibilità di vedere soldi a fine mese. Quelle zone di agricoltura arretrata rappresentavano per l’industria un formidabile serbatoio di mano d’opera sana, disponibile, ben allenata alla rassegnazione: le 8 ore in fabbrica, a un contadino abituato a lavorare anche 14 ore al giorno, sembravano un mezzo riposo; e avanzava ancora tempo per accudire l’orto. Spesso si lottava per conquistare il turno di notte o lavorare nei reparti a rischio, vendendo a buon mercato la salute. E poi c’erano le corriere della Ferrero, bicolori (crema e cioccolato e una “effe” in minuscolo che si stendeva protettiva sulle altre lettere): al mattino presto percorrevano la strada dell’Alta Langa per raccogliere operai e operaie; la sera li riportavano a casa (precorritrici degli scuolabus). Ferrero invitava i contadini a coltivare le nocciole, la mitica nocciola Tonda Gentile di Langa, per la sua fabbrica e così l’amore per la campagna non si spegneva. Come racconta Revelli, al contrario i sindacalisti non riuscivano a vedere il cordone ombelicale che univa quei neo-operai alla loro terra e dicevano frasi astratte, incomprensibili. Ferrero no, quel contatto con la campagna era anche il suo. Con i risparmi di fine mese, i contadini-operai della Ferrero compravano il vero strumento della modernizzazione delle campagne: il motocoltivatore. Via i buoi dalle stalle, il motocoltivatore arava, fresava, serviva come mezzo da trasporto: la giornata, intesa come unità di misura, si accorciava di molto. Paradossalmente possiamo dire che la Nutella ha salvato il Barolo. Le campagne non si sono più spopolate, i padri hanno permesso ai figli di studiare, di frequentare l’Enologico di Alba e, infine, di riscoprire il valore della vigna. Una follia accostare la Nutella al Barolo? Mica tanto. “Nut” significa nocciola, ma anche matto, pazzoide: tutta la fantasiosa stramberia dei langhetti forse è racchiusa in quel delizioso impasto.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Pubblicato su