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Corriere Della Sera

Il sapore cambiato del vino Più dolce e alcolico per il clima ... In Franciacorta vendemmie anticipate ad agosto... Dalla Valle d’Aosta all’Etna, vitigni ad alta quota contro il caldo... L’ultimo allarme sul cambiamento climatico lo ha lanciato il Wall Street Journal, le preoccupazioni toccano in particolare la coltura della vite e quindi il vino. I viticoltori dei cinque continenti sono in allerta di fronte agli sbalzi del clima, per l’alternanza di stagioni piovose e periodi con caldo e siccità. In particolare preoccupa la tendenza della crescita delle temperature medie, che riescono a toccare picchi molto elevati. Cosa che per esempio ha riguardato la regione dello Champagne, zona solitamente piuttosto fredda, dove il clima si è fatto più mite. Con temperature più calde si ottengono vini più pieni, più corposi, ma anche più alcolici, con più zuccheri e con acidità più basse. Fattori che non sempre contribuiscono a realizzare prodotti di grande eleganza.
Non potendo cambiare il clima, l’unica soluzione sembra essere quello di spostare i vigneti in zone più fresche e soprattutto a quote maggiori, dove la temperatura media è inferiore (ogni cento metri di quota si perde quasi un grado di temperatura). In Franciacorta, terra del migliore spumante metodo classico italiano, un tempo le vendemmie cadevano a metà settembre, negli ultimi anni si comincia a vendemmiare ai primi di agosto. Troppo presto: il ciclo della vite si comprime eccessivamente e i vini soffrono di qualche squilibrio analitico. Per questo vari produttori spostano le vigne in alto, sul costone prealpino, verso Ome, Gussago, Monticelli Brusali dove il clima è più fresco. Lo stesso accade in Trentino Alto Adige, dove si torna al- l’antico. Se prima i vigneti sci- volavano verso valle, ora risalgono le montagne e tornano a occupare luoghi dove la vite era coltivata un secolo prima: Valsugana, Val Venosta, Val di Cembra. Un capofila del ritorno alla montagna è stato Mario Pojer di Pojer & Sandri, che ha recuperato il maso Besler in Val di Cembra e ora si spinge ancora più in alto agli ottocento metri di Grumes. Ammette però che “non basta alzarsi di quota, servono nuovi vitigni che sappiano esprimere meglio il carattere dei luoghi montani. Stiamo sperimentando vitigni resistenti alle malattie, frutto di sperimentazione tedesca, che promettono risultati eccezionali in termini di aromi”. Certo non siamo ancora arrivati al record mondiale della regione di Salta in Argentina dove i vigneti sfiorano i 3 mila metri, ma anche in Italia, la fuga dal caldo, spinge la competizione a conquistare il primato della quota. Se prima era il valdostano Blanc de Morgex a detenere il primato con vigneti fino a quota 1.200, oggi la nuova frontiera è - mille chilometri più a Sud - l’Etna dove si recuperano o si fanno nuovi vigneti sopra i mille metri. Qui i vini si avvantaggiano grazie al notevole sbalzo climatico, ma anche ai terreni vulcanici che danno una singolare impronta aromatica e mineralità, specialmente quelli che nascono dal vitigno autoctono nerello mascalese. Ma oltre al clima non si deve trascurare il problema di fondo. Il professor Attilio Scienza, ordinario di Viticoltura all’Università di Milano, uno dei massimi esperti mondiali, fa dei distinguo: “I cambiamenti climatici ci sono sempre stati, ma hanno cicli lunghi che l’uomo non riesce a valutare. Il vero problema è quello della gestione dell’acqua”.

I cinque Casi

Valle d’Aosta... Il Blanc de Morgex vanta il primato dei vigneti più alti d’Italia (oltre 1200 metri), ma in tutta la Vallée i vigneti si arrampicano sempre più su sui versanti soleggiati, non solo per fare bianchi fruttati, ma anche rossi di grande finezza.

Trentino - Alto Adige... Sempre più viticoltori lasciano il fondovalle per salire, riapproprìandosj di luoghi dove la vite era coltivata un secolo fa. Così in VaI di Cembra, Valsugana e anche in Vai Venosta, dove si fanno vini.

Franciacorta... Per riuscire a contrastare le maturazioni troppo veloci e ritardare le vendemmie agostane, e salvaguardare l’acidità che è l’elemento fondamentale per i vini con le bollicine, i vigneti si espandono nella più fresca zona prealpina di Monticelli Brusati, Ome, Gussago, Cellatica.

Langhe... Con il cambio climatico si punta verso l’alto non solo per gli spumanti dell’Alta Langa, ma anche per il Barolo e Barbaresco, per produrre vini più profumati ed eleganti.

Etna... L’Etna è la nuova frontiera del vino siciliano, non soltanto per la possibilità di coltivare vigneti sopra i mille metri. E approfittare del notevole sbalzo di temperature tra notte e giorno, ma anche del terreno vulcanico dai quali si traggono aromi particolari.

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