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Corriere Della Sera

Vacanze intelligenti ... Non solo Barolo. Le Langhe d’agosto tra gola e memoria... “Attraversarono Pertinace, presero per Barbaresco”... “Il Barbaresco di questo e il Barbaresco di quello, il Barolo di Tizio e di Caio, il “cru” di qui e il “cru” di là. Qui tutti hanno il loro vino che è meglio di quello del vicino, una cantina dietro l’altra. Siamo diventati, qui in Langa, una grande cantina: la Ferrari del vino... E anche la Ford... Ma qui, tolto qualche nome sacro, Mascarello, Gaja, Ratti, è relativamente da poco tempo che si è imparato a fare del vino che non bruci lo stomaco”... “Qui in Langa è tutta un’invenzione. Inventiamo da sempre. Ci siamo inventati la Langa, un paradiso di vigna per amanti del vino e turisti... Tutte balle. Qui non sai cosa fare se non mangiare e ubriacarti, se te lo puoi permettere”... “Nessuno ha più i modi del contadino, salvo rare eccezioni di vecchi e giovani ecologisti, verdi, nostalgici dello “slow food”. Il resto è chimica e meccanica in mano a enologi, tecnici, pubblicitari, rappresentanti internazionali”... Paesi stretti e campagna chiusa da capannoni industriali, una lunga fila di hangar che impediscono la vista sulle colline. Outlet, Trony, Casa della Luce, Divani & Divani... Capannoni che marcano le strade come un unico, gigantesco, Lego... “No, è che di questa retorica del vino non ne posso più... Non c’è più posto per niente, per un ricordo, sembriamo nati tutti signori da quando questa non è più terra di malora... Dimenticarsela è dimenticare anche il dolore di tanto sangue versato. Queste sono colline di sangue, prima che di vino. E invece zitti, chi vuole ricordarselo? Qui il 25 festeggiano con “Go wine” e il porro di Cervere in piazza Duomo, altro che i caduti della Resistenza. Da quando non c’è più fatica non c’è più memoria”... “Dal fondovalle salirono verso Barolo, fra vigneti pastellati, filari dopo filari, spaziosi, dritti e regolari come linee di uno spartito musicale, una geometria spaziale che si faceva sempre più astratta” (le Langhe sono bellissime anche d’estate, anche per chi non può permettersi grandi Baroli che ora tra l’altro sono fuori stagione; si gira alternando gola e memoria, tra le colline dei partigiani di Beppe Fenoglio e le osterie approvate da Carlin Petrini; e altri romanzi, come il favolesco “Di viole e liquirizia” di Nico Orengo, qui saccheggiato, sono eccellenti guide per il viaggiatore ambivalente; e poi ad agosto nessuna persona sensata ti dice “ah, vai nelle Langhe per mangiare i tartufi?”, come se non ci fosse altro, accidenti).

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