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Corriere Della Sera

Mister Esselunga Inviti anche a sinistra e film con Tornatore ... Caprotti e la festa con Oldrini e Sposetti ... “Trattato da ladro, lascio la presidenza” ... Cinguettano nel backstage il regista e il suo committente, prima di iniziare la loro lunga giornata mediatica per presentare Il Mago di Esselunga, corto pubblicitario di 16 minuti firmato Tornatore. “Tu sei un gran seduttore, mi hai conquistato subito e mi hai anche convinto a fare quella piccola parte, facendomela ripetere 14 volte”, dice Bernardo Caprotti patron di Esselunga e debuttante sullo schermo a 86 anni con un piccolo cameo nel film sulla sua azienda. Ribatte Tornatore: “Il gran seduttore sei tu e peccato che non sei una bella ragazza; ma i ciak sono stati solo tre, le altre erano prove”. Resterà un mistero su quante volte Bernardo Caprotti, cappello da panettiere in testa, abbia dovuto dire la sua prima frase da attore, ma è certo che i due sembrano intendersi sul serio, per quanto divisi da un’abbondante generazione e da scelte politiche diverse. “Sono sempre stato schierato e voto Pd, come prima ho votato Pds, Ds e Pci, e anche se a qualcuno dispiace che voti a sinistra, continuerò a farlo”: è il credo di Tornatore. “L’unica tessera che ho avuto io è quella di Balilla, per il resto solo la tessera della libertà” è il controcanto di Caprotti, protagonista di una lunga battaglia contro lo strapotere, nelle zone rosse, delle Coop. Ma questo film, prodotto da Adnkronos Comunicazione, è lo spunto non solo per un’operazione commerciale per far conoscere le molte e indubbie eccellenze che stanno dietro all’avventura di Esselunga (sarà distribuito gratis agli oltre 4 mila clienti affezionati), ma anche di messa a punto e di restyling dell’immagine del suo patron: lo provano, oltre all’inedito sodalizio con Tornatore, la serata di presentazione del film, mondanità alta, cibo di Vittorio di Bergamo, inviti molto trasversali allargati a tutti i sindaci, in primis Renzi e Fassino (“e mi dispiace che Fassino, che stimo molto, non ce l’abbia fatta a venire”), ma anche Giorgio Oldrini (Sesto) e altre personalità di sinistra, come per esempio Ugo Sposetti, ex tesoriere dei Ds. Relazioni sempre coltivate anche se non sbandierate, come quella con Pier Luigi Bersani, che da ministro gli ha liberalizzato il pane: “Una persona semplice, normale”. Entusiasmi simili a quelli con cui da liberale e - ci tiene a dirlo - figlio di antifascista, Caprotti aveva accolto nel ‘93-94 le nuove forze politiche nate sulle ceneri della Prima Repubblica. “C’era una gran corruzione allora, e nelle tangenti c’eran dentro tutti, si sperava in qualcosa di nuovo, e nel ‘93 ho portato io 500 milioni al notaio della Lega, Chiodi”. Nel ooi ci fu ancora una grande cena a Milano per Berlusconi: “La organizzammo con Nova Res Publica di Giuliano Urbani per raccogliere fondi, a Palazzo Brivio Sforza. Allora Berlusconi era una speranza. Ma poi non è riuscito a fare quello che aveva promesso”. L’operazione “Caprotti inedito”, liberai-trasversale, è cominciata con una lettera scritta al Corriere all’indomani della sorprendente sentenza del Tribunale di Milano che lo condannava a risarcire 300 mila euro a Coop per concorrenza sleale con il libro Falce e Carrello. Nella lettera, oltre a far valere le sue ragioni, Caprotti raccontava di sé e delle sue difficoltà anche personali, mettendosi a nudo a quasi 86 anni con la freschezza di un blogger contemporaneo, e lo scopo di fare capire che “mentre tuffi pensano che io sia all’attacco, in realtà sono in difesa”. “E soprattutto non sono né di destra né di sinistra. Ma perché l’alta velocità deve essere di destra? E le piste ciclabili di sinistra? Non si può essere per entrambi? Io lo sono!”. Ora Caprotti annuncia che lascerà la presidenza con gesto spontaneo: “Dopo una sentenza che fa di me grosso modo un ladro, le mie dimissioni arriveranno fra sette giorni”, ma rimarrà operativo, non venderà e non andrà in Borsa. Poi chiude raccontando la barzelletta di Vittorio, grande manager che, stufo, si ritira in campagna e a tempo perso fa il contadino: il primo giorno sparge letame e gli viene benissimo, il secondo deve scegliere le patate piccole e quelle grandi, e lì si incarta. E spiega: “A noi manager vien benissimo spargere merda, è quando dobbiamo prender decisioni che andiamo in crisi”. Ma non è che, a suon di barzellette, anche Caprotti si prepara a scendere in campo? “Per carità, è l’unica che so”.


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