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Corriere Della Sera

L’outsider Primitivo sale sul podio dei vini ... La guida delle guide: ecco i “fantastici quattro” ... Il nuovo fronte delle bottiglie di qualità a pochi euro ... In alto i calici, istruzioni per l’uso. Escono in queste settimane le Guide dei vini e - tra grappoli, bicchieri, stelle, bottiglie, chiocciole - c’è da perdersi. L’obiettivo comune, certo, è indicare il meglio dell’enologia italiana. Ma i parametri e l’approccio di chi descrive e giudica bottiglie e viticoltori sono diversi. Slow Wine persegue la linea del “buono, giusto, pulito”, slogan coniato da Carlin Petrini. “Non a caso abbiamo introdotto la sezione Vini Slow, per indicare le etichette legate al territorio, le produzioni agricole rispettose dell’ambiente”, nota Giancarlo Ganglio, uno dei curatori. Mentre Marco Sa- bellico del “Gambero Rosso” sottolinea “il ritorno all’essenzialità nel fare il vino”. “Meno barnique, meno interventi tecnologici - chiarisce -. Spesso i vini più semplici, nelle degustazioni alla cieca, risultano i migliori”. “La nostra è una visione laica del prodotto - interviene Enzo Vizzari, curatore de la Guida dell’Espresso - In sintesi, vini buoni e cattivi. Senza fissarsi sul piccolo o grande produttore, sul bio o non bio”. La Guida dell’Ais (Associazione italiana sommelier), “Duemilavini”, è la più tecnica e completa. Gigi Brozzoni della più antica, “Ivi- nidi Veronelli”, afferma che “i grandi vini italiani restano i rossi, con un deciso stacco rispetto ai bianchi”. Prova ne è che le cinque Guide menzionate (alcune già in libreria, altre prossimamente), senza volerlo, sono d’accordo sulle ottime performance di quattro vini rossi. I fantastici 4. Così li ha chiamati Wine News, sito enogastronomico accreditato, che ha stilato la lista, incrociando i giudizi. Eccola: Barolo Monfortino Riserva 2004 (Giacomo Contemo), Brunello di Montalcino 2006 (Cerbaiola-Salvioni), Bolgheri Sassicaia 2008 (renuta San Guido), Primitivo di Mandunia Es 2009 (Gianfranco Fino). Un piemontese, due toscani, un pugliese. I primi tre non sorprendono, trattandosi divini nobili, importanti. Colpisce, invece, il quarto. “Un outsider, che si acquista a 35 euro, a fronte degli altri che oscillano tra So e 300 euro”, conferma Daniele Cernilli, già direttore del Gambero Rosso ed ora consulente dell’Ais. “Sorpresa? Relativa. Quelli che un tempo erano i cosiddetti vini da taglio, grazie al buon lavoro dei produttori, stanno dando ottime bottiglie - dice -. Un tempò dire Manduria significava evocare “trani a go go”. Oggi ha avuto la rivincita. Un segno dei tempi. La qualità del vino italiano è in crescita - continua-, vorrei szzare una lancia anche a favo dei bianchi. Non solo nelle tradizionali aree del Nord Est; penso alla Campania e alla Sicilia”. I prezzi? “Un buon vino non può coste troppo poco. Alla base ci sono l qualità e la garanzia di reddito a4icolo. Anche il vino acquistato al supermercato non può stare sotto i 4 euro”. Spiega: “Se si considera che il comparto vitivinicolo italiano fattura 14 milioni di euro, con una produzione annua di 45 milioni di ettolitri, i calcoli dimostrano che il prezzo medio di un litro di vino è di 3 euro. Ovviamente, dentro c’è la forbice che vede da un lato le etichette molto care, dall’altro le meno”. Conclude Cernilli: “Un appunto alle Guide è di evidenziare i vini troppo costosi trascurando quelli alla portata di tutti”. Su questo fronte, a onor del vero, c’è movimento. Tre guide su 5 segnalano prodotti che si distinguono per il rapporto qualità prezzo. All’incirca tra i 5 e i 10 euro. Il Gambero Rosso ha introdotto un premio ad hoc. 11 vincitore del 2012 il Lambrusco di Sorbara Leclisse; L’Espresso ha elaborato una classifica di 20 etichette. Slow Wine indica il buon rapporto qualità/prezzo con il simbolo della moneta, mentre dedica la sezione “Vino quotidiano” alle bottiglie sotto i 10 euro, in enoteca.


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