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Corriere Della Sera

Alimentare L’export nel piatto ... Le vendite oltre confine spingono la ripresa. Vini, formaggi, dolci e latte i preferiti ... Trend Le preoccupazioni degli operatori: “Dalla cancellazione dell’Ice solo problemi. E l’Iva al 21%...” ... Ci sono campioni nazionali tanto ambìti da finire nel mirino di compratori stranieri, come è stato per Parmalat finita sotto il controllo dei francesi di Lactalis lo scorso giugno, i quali in precedenza avevano messo le mani su Galbani, Invernizzi, Cademartori e Locatelli, solo per rimanere nel settore lattiero-caseario. Ma, nel lo stesso momento in cui si parla delle invasioni straniere, ci sono anche marchi che stanno tornando italiani, aziende che crescono all’estero e un export sempre più in salute

Espansione estera

Il settore alimentare è uno dei più vivaci in Italia. Alcune settimane fa la bolognese Valsoia ha rilevato dalla Unilever il brand delle marmellate Santa Rosa e Pomodorissimo. Rana sta inaugurando uno stabilimento in Illinois e Beretta sta aprendo due impianti in Cina. Certo, c’è anche la nota dolente dei consumi interni, ma i dati stanno tornando a far sperare. Il prossimo anno sarà ancora d’oro per l’export dell’industria alimentare, che si prevede segnerà un +8 per cento in valuta raggiungendo qij 25 miliardi di euro. “Una crescita un poco a di sotto dell’11% registrato nel primo semestre 2011, perché il secondo semestre è previsto più debole”, commenta il Centro Studi di Federalimentare che ha fornito le elaborazioni.

Vini e formaggi

‘ Nelle esportazioni il vino la fa da padrone (oltre il 20% del totale), ma è il lattiero-caseario il settore che si sta dimostrando più brillante: nella prima metà dell’anno le esportazioni sono cresciute del 20% in valuta e, oltre alla solita Germania, è la Francia la destinazione più frequente dei, prodotti made in Italy. Oltralpe amano soprattutto i formaggi duri. La bilancia commerciale è attiva da tre anni, anche se importiamo tanto latte. Tutto bene dunque? Non proprio, commenta il direttore di Federalimentare Daniele Rossi: “L’export, che è la nostra più grande risorsa, potrebbe essere danneggiato dalla cancellazione dell’Ice. Non è stata, infatti, prevista finora alcuna alternativa e all’estero ci ritroviamo privi di un riferimento istituzionale”. Chi ci darà assistenza nei mercati lontani?, si chiede Rossi, che ha visto come fumo negli occhi anche l’aumento dell’Iva al 21 per cento. La nuova aliquota si applica a circa un terzo dei prodotti che fanno i quasi 210 miliardi di euro di fatturato realizzato con le vendite domestiche. I consumi interni hanno registrato un calo del 6,4% nell’arco 2006-2010. Il 2011, secondo gli ultimi dati Istat, profila un ulteriore taglio in termini reali di circa due punti percentuali e il 2012 è previsto, se va bene, piatto.

Produzione lenta

La crisi dei consumi ha causato un fenomeno senza precedenti dal dopoguerra a oggi: il calo della produzione, che ha perso 2,1 punti nel biennio 2008-2009. Nel 2010 c’è stato un recupero pieno
con +2%, ma dopo aver registrato nel periodo gennaio-luglio 2011 una contrazione pari allo 0,7% sullo stesso periodo 2010, si pro- fila al massimo la conferma dei risultati per l’anno in corso. “La continua flessione dei consumi interni ci preoccupa - dice Daniele Rossi - e qualunque misura che tenda a penalizzare i consumi ci vede contrari. Ci avevano ipotizzato un aumento delle imposte indirette a fronte di un calo di quelle dirette (Irpef, Ires e Irap), ma così non è stato”. Non è un caso se l’hard discount, che fino a cinque anni rappresentava il 4-5% della grande distribuzione organizzata, ora abbia raggiunto il 9%, e che le promozioni siano in continuo aumento.
Senza pause

Alcuni prodotti, però, non conoscono crisi nemmeno sugli scaffali italiani. “Si tratta dei prodotti che presentano un contenuto di servizio, lo spazio dove si sta innovando e che crea valore aggiunto”, spiega il Centro Studi di Federalimentare. Si pensi alle insalate in busta e al caffè in capsula. “In valore, le vendite delle capsule in Italia sono cresciute negli ultimi due anni tra il 50% ed il 60%, raggiungendo quasi l’8% del totale mercato del caffè”, fa sapere l’Aiipa associazione dell’industria e dei prodotti alimentari. Complementare al successo dell’enogastronomia italiana, si muove il settore delle macchine e tecnologie. Proiettato verso i 4 miliardi di euro di ricavi, con una quota export superiore all’80%, è stato solo sfiorato dalla crisi e negli ultimi 12 mesi ha continuato a crescere, mettendo a segno un +4,5% negli ultimi dodici mesi.


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