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Corriere Della Sera

Dizionario delle icone ... Spumante Lo champagne made in Italy è nato in Trentino. Stupiti? Eppure è qui che, nei primi anni del ‘900, lo studente di agraria Giulio Ferrari, tuttora ritenuto “il padre della spumantistica italiana”, dopo importanti esperienze avute in Champagne decide di lanciare una sfida: mettere in pratica i segreti dei produttori di champagne francesi e dimostrare che la sua terra, il Trentino, era l’area destinata a diventare la zona d’elite delle bollicine nazionali. Così, nel 1902 in una piccola cantina a pochi passi dal Duomo di Trento, Giulio Ferrari dà il via a quella che è stata la più grande rivoluzione della viticoltura italiana e locale.

Vino santo È Il vino passito per eccellenza del Trentino (spesso confuso con il più noto Vin Santo toscano), prodotto da ben 500 anni in Valle dei Laghi, romantico terroir d’elezione del vitigno bianco autoctono Nosiola, da cui prende vita il Vino Santo Trentino Doc. I suoi profumi inebrianti e il gusto dolce ma non stucchevole riportano ai fasti delle corti imperiali asburgiche, sulle cui tavole questo nettare amabile non poteva mai mancare. Un vino Presidio Slow Food dalla longevità straordinaria (anche 50 anni) che diventa uno scampolo di paradiso se abbinato a Gorgonzola, Blue d’Auvergne o foie gras.

Teroldego Tra gli oltre 400 vini autoctoni italiani, sono pochi quelli che possono legarsi a miti e leggende e uno di questi è il Teroldego, vitigno locale della Piana Rotaliana. La gente della zona lo chiama “sangue di drago” in ricordo delle valorose gesta del cavalier Firmian, che liberò la Valle dell’Adige dal pericolo di un drago che abitava nelle grotte dell’eremo di Castel San Gottardo. Trafitto da una lancia, il drago. cedette al suolo il suo sangue da cui si pensa ebbe origine la prima vite di Teroldego, che nel suo vino potente, profumatissimo e complesso, ancora conserva i tratti del caparbio drago e del suo giustiziere.

Bordolese Chissà se al conte Federico Bossi Fedrigotti piacerebbe essere chiamato “giocai”. Ma è proprio così che oggi viene definito il vino che ha “inventato” nel 1961: il Fojaneghe. Un vino pioniere, in molti sensi, a partire dall’essere stato il primo bordolese prodotto in Italia (i vari Sassicaia e Ornellaia sono venuti dopo). Dopo un viaggio-studio in Bordeaux nel 1958, il conte Federico Bossi Fedrigotti e il suo enologo Leoneilo Letrari iniziarono a pensare di “riprodurre” anche in Trentino quegli eccellenti rossi gustati oltralpe. Dopo tre anni nacque il Fojaneghe, uvaggio di Merlot e Cabernet , primo bordolese italiano: fu subito un successo.

Grappa Santa Massenza è un minuscolo angolo di mondo rurale alle porte della Valle dei Laghi dove la cultura della grappa è stata tramandata di padre in figlio per generazioni: fino agli anni ‘80 erano ben 13 le distillerie attive nel borgo, mentre oggi ne rimangono appena cinque, fermamente convinte a portare avanti la loro secolare tradizione. E qui, infatti, che è nata la storia della distillazione trentina, che ogni anno viene rievocata nella “Notte degli alambicchi accesi” (8 e 10 dicembre), spettacolo teatrale itinerante al chiaro di luna, il cui palcoscenico sono le distillerie storiche di Santa Massenza e il tepore dei loro alambicchi in piena attività.

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