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Corriere Della Sera

Maso Martis ... L’effervescenza e donna. Anche in cantina ... Roberta Giuliari Stelzer è l’anima creativa dell’impresa di Martignano dove lavora accanto al marito: “Il principale contributo femminile è nel fissare piccoli obiettivi e raggiungerli”... L’immagine di Maso Martis è lei, Roberta Giuliari Stelzer. Insegnante di Educazione fisica mancata (“Lo sport è tuttora la mia passione, ci avrei puntato anche nella professione”), vignaiola per amore (del marito Antonio) e oggi anima creativa dell’azienda trentina che, in poco più di vent’anni, è riuscita ad affermarsi, soprattutto per le bollicine Trentodoc, lo spumante prodotto con il metodo classico. Siamo a Martignano, una frazione di Trento, -in collina. Alle spalle; si stagliano le cime del monte Calisio, chiamato anche Argentario per le antiche miniere d’argento. Qui, negli anni Ottanta, il padre di Antonio Stelzer decise di acquistare la casa colonica dei masadori, le famiglie contadine che, un tempo, lavoravano la terra per i baroni Taxis Bordogna e Vainigra. Attorno alla villa e al maso, c’erano il vigneto, il frutteto e il bosco. Agricoltura mista, tipica della zona. L’imprenditore (non vinicolo) Stelzer, per realizzare un sogno nascosto, pensò subito a suo figlio e alle viti. “E siccome io ero la fidanzata di Antonio e poi la moglie, mi trovai coinvolta nell’avventura - racconta Roberta -. Sulle prime ero piuttosto scettica, poi mi sono buttata nella nuova avventura. È andata bene”. Con la bonifica dei terreni e quindi i reimpianti, ecco i 12 ettari di pergola trentina, vitati a pinot nero, chardonnay, pinot meuniere, Cabernet Sauvignon, Moscato Rosa. Si comincia con 3.000 bottiglie - prima annata di vendemmia il 1990 - per arrivare, passo dopo passo, alle 65.000 di oggi: cinquantamila di spumante metodo classico (5 etichette), che rappresenta il core business del Maso. Il nome Martis si collega da un lato alla radice del luogo, Martignano, dall’altra è il genitivo latino della parola Mars (Marte, dio della guerra). oltre alla singolarità della denominazione, va sottolineato lo slogan evocativo che ha accompagnato finora i vini: la magia del rito. “Ma è venuto il momento di cambiario”, osserva Roberta Stelzer, che ne è stata l’ideatrice. “D’ora in poi sarà Effervescenza delle Dolomiti - spiega -. Questa espressione ha una valenza più forte. L’effervescenza è una caratterisca dello spumante e le Dolomiti sono le nostre montagne”. Il lato femminile dell’azienda, dunque. A parte il tocco creativo, che cosa pensa di dare, Roberta, come valore aggiunto all’attività di famiglia? “Premesso che in Maso Martis il mio ruolo principale attiene alla comunicazione e al marketing, credo che l’arte, la fantasia, il senso dell’accoglienza mi appartengano - risponde -. Aggiungerei la pazienza e l’ottimismo. Nei momenti no, ho sempre incoraggiato mio marito. Dimenticavo: tendenzialmente, noi donne siamo brave, e porci piccoli obiettivi e a raggiungerli”. In concreto: è lei ad accogliere le scolaresche, a progettare la fattoria didattica. Che non c’è ancora ma che presto ci sarà. Ad aderire con entusiasmo alla Strada del Vino e dei Sapori di Trento e Valsugana (di cui Maso Martis è socio fondatore), al movimento del turismo del vino, aprendo la cantina agli appassionati, curando nei dettagli l’area delle degustazioni. Cultura e tradizioni, mestieri e prodotti, si raccontano così attraverso le vigne e le bottiglie.
Ma torniamo al prodotto. La signora Stelzer, mostrandoci la cantina di affinamento ricavata dalle vecchie stalle del maso, mette in evidenza il carattere artigianale dell’azienda: dal lavoro in campagna, alla vendemmia. “Con il ripetersi delle stagioni, esperienza e tecnica sono maturate insieme. Oggi disponiamo di moderne attrezzature enologiche, nella continua ricerca della qualità dei nostri vini - afferma -. Resta il fatto, importante, che siamo su un terreno dove si coltiva la vite da oltre un secolo, a 450 metri di altitudine, ottimamente esposto e accarezzato dalle brezze di montagna. Microclima perfetto per ottenere uve sane e ricche di umori”. Roberta Stelzer ricorda i primi anni Duemila quando ebbe la percezione netta del decollo del marchio di Maso Martis: “Il crescente apprezzamento dei clienti, i 5 grappoli (punteggio massimo) della Guida di Bibenda, curata dall’Associazione dei sommelier, la presenza dei nostri prodotti nei ristoranti che contano”. Infine, ci presenta la bottiglia-gioiello, una riserva di rango, attesa senza fretta. L’alchimia delle uve (Pinot Nero, Chardonnay fermentato in legno e un’insolita quota di Pinot Meunier) ha dato uno spumante completo nelle sua giusta fase di maturazione. “È Madame Martis 2001. Perché una riserva speciale la vedo donna”, afferma convinta madame Stelzer. L’importante etichetta è dedicata alle figlie Alessandra e Maddalena, il futuro dell’azienda. E la storia femminile continua.

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