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Corriere Della Sera

Le tasse che pesano sul miracolo agricolo ... Dall’Imu un conto cli 1,5 miliardi per il settore. Che finora ha resistito alla crisi ... Dopo i professionisti, anche gli agricoltori sono pronti a “usare tutti mezzi” contro il governo. Le liberalizzazioni non c’entrano, questa volta nel mirino c’è l’Imu, l’imposta municipale unica, cioè la nuova tassa introdotta con il federalismo fiscale per sostituire l’Ici.
Confagricoltura calcola che flmu, rivista e corretta dall’esecutivo guidato da Mario Monti, peserà tra 1,3 e 1,5 miliardi di euro sulle imprese agricole, più un aggravio una tantum tra i due e i tre miliardi per accatastare i fabbricati rurali, oggi inglobati nei terreni. “Rispetto alla vecchia Ici il peso fiscale è stato moltiplicato per 4/5 volte: un salasso”, valuta Mario Guidi, presidente di Confagricoltura. Per provare “l’iniquità” del provvedimento l’organizza- rione ha analizzato l’impatto su imprese reali di diversa dimensione e attività, dimostrando che le percentuali di incremento della tassazione in alcuni casi sfiorano il 300%. Con una conclusione eclatante: mentre l’incidenza generale dell’Imu sul Pii è dell’1,3%, cioè 21,8 miliardi d’imposta a fronte di
1.600 miliardi di prodotto interno lordo, il peso dell’Imu agricola sul valore aggiunto agricolo sale al 5%: 1,4 niiliardi di imposta su 28 miliardi di valore aggiunto agricolo. E le più penalizzati saranno soprattutto le aziende piccole e medie. Uno schiaffo a un settore che continua a resistere nonostante la crisi (nel 2008 è stato l’unico comparto con il seguo più nella composizione del nostro Pil), grazie alla tenuta dei prezzi alimentari a livello mondiale e poi alla ripresa dei consumi.
Il problema è che prima esisteva soltanto l’ici sui terreni. Ora invece non solo l’Ici si è trasformata in Imu con una rivalutazione che ha raddoppiato il livello di tassazione, denunciano gli agricoltori. Ma sono stati assoggettati alla nuova imposta anche i fabbricati rurali non ad uso abitativo, come le stalle e i ricoveri per animali, i depositi per macchine e attrezzi e così via, che in passato erano ricompresi nel valore del terreno.
“E come essere tassati due volte visto che i terreni già inglobano il valore dei fabbricati. Ma è una tassazione troppo pesante per il mondo agricolo”, protesta Guidi titolare di un’azienda in provincia di Ferrara di circa 700 ettari, grande rispetto agli 8 ettari della dimensione media italiana, che produce ortofrutta, bietole, grano, soia, mais e riso. “Nel mio caso pagherei quasi tre volte in più il valore della vecchia Ici - stima -. Ma l’Imu, soprattutto la parte che grava sui fabbricati strumentali, colpisce particolarmente le aziende piccole e medie, perché Ovviamente minore è l’estensione più incide l’imposta sui fabbricati. E, per assurdo, punisce le aziende che hanno investito di più, perché hanno più strutture per la lavorazione”.
Così Confagricoltura, insieme a Coldiretti e Cia, le altre due organizza- rioni delle imprese agricole, dal 22 dicembre hanno ottenuto l’apertura di un tavolo “tecnico” con il governo, per cercare di “far comprendere con i numeri” le criticità del provvedimento e le conseguenze per l’agricoltura. “La settimana scorsa il sottosegretario Vieri Ceriani ha tenuto un’audizione al Senato e, ancorché abbia affermato la volontà del governo di non penalizzare il settore, non ha lanciato alcun messaggio positivo. Adesso siamo in attesa di una nuova convocazione. Fino ad oggi abbiamo scelto il dialogo, come dimostra il tavolo ancora aperto Ma giudichiamo questo sistema di tassazione iniquo e come tale non intendiamo assoggettarci senza aver espresso il nostro dissenso. In tutti i modi. Sarebbe veramente triste tendere la corda fino a mandare gli agricoltori in piazza”, mette in guardia Guidi. L’ultima volta era successo con le quote latte, quando i trattori bloccarono le autostrade e gli accessi agli aeroporti. “Da allora il mondo è molto cambiato”, riconosce l’imprenditore. E indica il 2011 come un anno spartiacque. “Ci ha permesso di apprendere lezioni fondamentali: la crisi finanziaria, la crisi geopolitica, la primavera araba. Nel 2011 abbiamo scoperto che il cibo è ancora importante e che entro il 2030, quando la popolazione mondiale salirà a 9 miliardi, dovremo produrre il 70% di derrate in più a parità di input, cioè con la stessa acqua e gli stessi concimi. L’agricoltura è diventata una sfida planetaria”. Non a caso assistiamo al nuovo fenomeno di land grabbing, cioè l’accaparramento delle terre, e la Cina figura tra i Paesi più aggressivi. Contro un provvedimento che definisce “drammatico” si è scagliata perfino Giulia Maria Crespi, presidente del Fai ma anche nota agricoltrice. Perché, spiega, “amo l’Italia e conosco l’importanza grandissima che ha l’agricoltura per la salute, per l’ambiente, per impedire i dissesti idrogeologici, per il turismo, per il tempo libero e per la bellezza. Purtroppo i politici, i padroni del vapore, quelli che contano non hanno sufficientemente a cuore e non capiscono il ruolo fondamentale dell’agricoltura per l’Italia”. E aggiunge: “Personalmente non sono per lotte plateali. E credo che questo governo vada sostenuto in tutte le maniere. Ma a Monti chiedo un ripensamento. Per l’Italia potrebbe diventare un dramma: c’è il pericolo che 600 mila piccole aziende chiudano”.

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