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Corriere Della Sera

Tassare il “cibo spazzatura”: l’obesità si cura con la prevenzione ... La tassa sul “cibo spazzatura” (junk food) è all’esame del governo. Al momento, però, sembra limitarsi a 50 centesimi in più al litro per i superalcolici e a 2,5 centesimi in più per i soft drink. E le merendine? E il pane zuccherato e le salse che accompagnano obbligatoriamente hamburger? E le patatine fritte? Si apriranno tavoli consultivi. Ma per fare cosa se tutto è già noto? Si tratta di fare scelte radicali, e non da “pezzuole calde”, a vantaggio di quella salute che tra pochi anni porterà al collasso i servizi sanitari di tutto il mondo occidentale. Per esempio un regime di Iva agevolata odi incentivi per chi produce cibi sani. È ora di fare sul serio contro sovrappeso, obesità, diabete, dismetabolismi, malattie cardiovascolari (veri drammi della società odierna). Un cambiamento radicale sarebbe, appunto, quello di premiare chi investe per cambiare rotta. Come? Eliminando i cereali raffinati a favore di quelli integrali, usando nei soft drink dolcificanti naturali come lo stevia (che sembra addirittura prevenire il diabete), abolendo i grassi emulsionati. Se e troppo complicato, allora la tassa deve avere obiettivi più precisi per esempio le calorie in eccesso. O ancora, lasciando perdere balzelli vari, obbligare le aziende produttrici a divenire sponsor di una corretta cultura alimentare nelle scuole. Basterebbe favorire il consumo moderato, con confezioni ridotte ed etichette semplici e complete in ogni informazione (dalla tabella nutrizionale alle reali calorie contenute in ogni confezione con l’impatto percentuale rispetto al fabbisogno giornaliero) Poi impegnarsi ad evitare attività commerciali dirette nelle scuole elementari (anche a mezzo dei distributori automatici), a favorire la presenza di un’ampia scelta di prodotti (non solo zuccherati) nelle scuole medie e superiori, ad astenersi da forme scorrette di marketing rivolte all’infanzia. Un’ultima proposta: scrivere sulle bottiglie di alcolici che bere è nocivo alla salute, almeno in gravidanza. E noto che l’alcol incide, anche geneticamente, sulla salute del nascituro. Perché non scriverlo sulle etichette delle bottiglie?

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