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Corriere Della Sera

La valle e il feudo delle sette terre (per il Frappato) ... Ogni terra è singola, Gaetana Jacono ne ha sette. Valle dell’Acate si chiama la sua azienda, 120 ettari a coltivazione ecosostenibile, da 90 a 250 metri d’altezza, in provincia di Ragusa. Una laurea in Farmacia, qualche anno di lavoro («noioso”) a Vittoria, dietro il bancone a consigliare la pasticca giusta. Poi l’addio al camice per trasformare le vigne e la cantina del padre. Con un’idea: nobilitare (e far conoscere al mondo) Cerasuolo di Vittoria e Frappato, i giganti locali, in passato ignorati. Gaetana Jacono, iperattiva, rigiratralemanile sette terre del feudo Bidini. Ognuna dà un vino diverso. E ogni vino racconta una storia della terra.“Il vino. Nessun altro ente può meglio esprimere, e in modo più complesso e compiuto, la realtà di ogni singola terra”, scrisse Luigi Veronelli (molti suoi pensieri sono raccolti nell’omonimo volume, da qualche giorno in libreria, di Gian Arturo Rota e Nichi Stefi; edizioni Giunti-Slow food). Era il 1999 quando Gaetana Jacono finì sulla copertina del Mondo, descritta dal gastronomo Ezio Vizzari come promessa del vino italiano.“Dobbiamo lavorare sui vitigni tradizionali, per verificare fino a dove possono arrivare se lavorati, in ogni momento, con le competenze e le tecnologie più avanzate”, disse. Tredici anni dopo non è più una emergente. E una imprenditrice da 300 mila bottiglie l’anno che passa da una degustazione a Hong Kong a un meeting a San Francisco, per torna- re poi in Sicilia o a Milano, dove vive con il marito architetto, Duomo a vista e un tavolo sempre pronto per lei nell’ovattato ristorante del Circolo dell’Unione in via Manzoni. Si è data da fare per alleggerire i vini di Sicilia: con il Frappato, fresco e fruttato («Con il sushi è perfetto”), e con il Cerasuolo di Vittoria classico la missione è compiuta. I primi a capirlo sono stati ristoratori e frequentatori d’enoteche americane. Ora esporta più del 60 per cento. Sulla sua terra gialla e sabbiosa maturano le uve per Insolia e Zagra (Grillo e Insolia), sulla bianca calcarea il Bidis (Chardonnay e Insolia), il Frappato si è acclimatato sulla nera con i ciottoli bianchi e sulla sabbiosa rosso chiaro, mentre il Nero d’Avola nasce in quella più scura. E poi il Moro (Nero d’Avola) nella terra nera, il Rusciano (Syrah) nella rosso arancio, il Tanè (Nero d’Avola e Syrah) nella ocra, cretosa.“Quarant’anni di selezione per trovare i terreni giusti per ogni vino - spiega Gaetana, mostrando agli enoturisri in cantina i mucchietti -. E la ricerca continua”. Gaetana parla senza interrompersi della sua storia e dei suoi vini, di come a Boston, pochi giorni fa, il Frappato abbia raccolto applausi.“Mettiamoci assieme, formiamo catene di vignaioli all’estero - esorta -, facciamo conoscere le cose che sappiamo fare meglio, magari riducendo i ricavi, senza svilire i nostri prodotti ma moderando i prezzi”. Il Frappato di Valle dell’Acate, ad esempio, non supera gli 8 euro.


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