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Corriere Della Sera

Il passito eroico Paola e l’isola della Malvasia ... Paola Lantieri è la new entry nella Sicilia delle donne del vino. Anche lei, come Gaetana Jacono, ha messo nell’armadio il camice. Era medico a Palermo. Alla morte del padre, si occupa della catena di supermercati di famiglia. Ma la sua seconda vita inizia sull’isola di di Vulcano. In un vigneto scosceso, quindi più faticoso. Solo 5 ettari Punta dell’Ufala (una sorta di patella, in dialetto eoliano), il luogo che dà il nome alla microazienda. Al Nord la chiamano viticoltura eroica perché in zona risparmiata dal cemento gli avversari da battere sono tanti: la mancanza d’acqua, la burocrazia che ritarda ogni sogno, le periodiche invasioni di conigli selvatici, l’assenza di cantina che costringe a portar via l’uva in nave. Una faticaccia. Per produrre al massimo 8.000 bottiglie l’anno di vino passito. Sorretta dall’idea il ritorno alla campagna, come scrive il vignaiolo del Verdicchio Corrado Dottori nel suo libro (Non è il vino dell’enologo, DeriveApprodi),“non è una fuga. E un cammino fondato in modo razionale, e non solo romantico, sulla convinzione che dalla terra verrà la nuova grande trasformazione”.
La Malvasia delle Lipari di Paola Lantieri ha un luccicante colore dorato, con un deciso gusto salino. Un vino che guarda alla tradizione.“Sono partita dal ricordo di un assaggio di Malvasia casalinga di Vulcano, un bicchierino bevuto a un pranzo con un contadino tanti anni fa”, racconta mentre presenta il suo passito alla fiera Autochtona di Bolzano. Al suo fianco la figlia Dazia, studentessa a Milano, ma attiva in vigna nei momenti cruciali. “Tutto è iniziato - spiega Paola, occhi azzurri e sorriso contagioso - dalla casa rosa. La vedevo spuntare tra il canneto sul lato Sud dell’isola quando andavamo in vacanza. Un giorno mio marito scopre che è in vendita. Mi butto, compriamo. Dopo un po’ penso che in questo pezzo d’isola posso far tornare a vivere l’anima contadina, perduta con le emigrazioni in Australia e in America del dopoguerra”. Qui tutto sembra immobile: niente linee telefoniche, il postino non si vede mai, un groviglio verde sulla sabbia, dopo mezzo secolo di abbandono. Restauri e nuove piante. La prima vendemmia, un disastro. “Nel 2007 Solo 18 quintali, stavo mollando tutto, l’anno prima peggio. Poi ho conosciuto Giovanni Scarfone, dell’azienda Buonavita. Con pazienza mi ha insegnato a potare e tanto altro. Ora produciamo 25 quintali per ettaro. Potrei arrivare a 90 per le regole della Doc, ma non ce la farò mai. L’uva viene appassita sui graticci, poi caricata in cassette su un camion, quindi su una nave. Usiamo la cantina di un’azienda più grande nel Messinese”. Il risultato è un vino che trasporta nel bicchiere tracce e profumi dell’isola (superai 15 gradi, viene venduto in bottiglie da mezzo litro tra i 28 e i 30 euro). Il ritorno alla campagna di Paola sta intanto cambiando Vulcano. Vicino al porto hanno reimpiantato una vigna, come un secolo fa. E la neo vignaiola è felice:“L’isola è con me, ha capito che con l’amore per la terra può ritrovare la sua identità”.

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